Stalking e lesioni a due inquilini: caso chiuso per una 54enne La padrona di casa è assolta

Assolta dall’accusa di stalking condominiale con formula piena. E da quella di lesioni "perché il fatto non costituisce reato". È il verdetto emesso ieri dal giudice Giovanni Ghini per una donna 54enne di Castellarano che, secondo la ricostruzione investigativa, tra il marzo e il maggio 2019 aveva perseguitato una coppia di conviventi che abitava in un appartamento di sua proprietà a Casalgrande. Gli inquilini erano un 47enne di Modena e una 37enne di Formigine (Mo). L’imputata doveva rispondere di aver staccato ripetutamente il loro contatore dell’energia elettrica e il salvavita, e di averli più volte manomessi, tagliando i cavi dell’alimentazione e sostituendo il secondo con uno depotenziato.

Dietro la vicenda si profilava una contesa sullo sfratto, che la proprietaria aveva dato alla coppia perché voleva riavere il proprio appartamento. I conviventi si erano entrambi costituiti parte civile, ma poi si sono lasciati e nel processo è rimasta solo lei. L’imputata era anche accusata di aver impedito alla coppia l’accesso al locale dei contatori, mettendo un nuovo lucchetto. E poi, il 9 maggio 2019, di aver di nuovo staccato i cavi, dopo aver spostato con la forza un tecnico arrivato per ripristinare i collegamenti. E di aver picchiato l’inquilina, tirandola per i capelli fino a farla sbattere contro il muro, causandole un lieve trauma cranico: "Non sai chi sono io, lo imparerai. Scendi che ti faccio vedere. Ci vediamo più tardi...".

Il pm aveva chiesto 1 anno e 2 mesi di condanna. La parte civile si era associata, domandando una provvisionale. L’avvocato difensore Rossella Zagni, ha visto accolte le proprie richieste dal tribunale. Durante l’arringa aveva sostenuto che nessuno avesse mai visto la 54enne tagliare i fili, e che il contatore era datato, dunque funzionava a singhiozzo e la corrente si staccava di continuo. Per lo stalking aveva chiesto l’assoluzione, e in subordine la derubricazione in minacce; per le lesioni aveva sostenuto che si fosse trattato di legittima difesa.

Alessandra Codeluppi