
Il 19 ottobre 2024 in piazzale Marconi. un giovane tunisino venne accoltellato, poi. il tentativo di investirlo con un furgone: ieri la condanna per uno dei tre tunisini arrestati dalla polizia
È stata emessa la sentenza di primo grado per uno dei tre giovani accusati di tentato omicidio in concorso per la grave aggressione avvenuta il 19 ottobre 2024 in piazzale Marconi. Quella sera un giovane tunisino venne accoltellato, poi ci fu quello che è stato letto dagli inquirenti come un tentativo di investirlo con un furgone. Il 23enne era a terra con ferite da taglio all’addome; fu trasportato all’ospedale e ricoverato in Rianimazione. La squadra mobile della questura era riuscita a risalire all’identità dei primi due grazie alla videosorveglianza, poi il 7 novembre era scattato il terzo arresto. Pochi giorni dopo l’episodio furono arrestati a Piacenza due tunisini, il 23enne Ismail Messaoud e il 26enne Najmeddine Gaddour; successivamente le manette scattarono per il connazionale Saye Chedi, 22 anni, domiciliato a Parma. Quest’ultimo è stato giudicato con rito abbreviato condizionato a sentire il ferito su alcuni aspetti controversi della dinamica. Ieri il giudice Luca Ramponi ha condannato Chedi a 2 anni e 26 giorni, riconoscendogli un ruolo di ridotta partecipazione e le attenuanti generiche. Il pm Denise Panoutsopolous aveva chiesto 3 anni e 4 mesi, oltre alle generiche. Chedi, con un precedente, è ora sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari con braccialetto elettronico. L’avvocato difensore Luca Sebastiani aveva domandato l’assoluzione. Il 23enne ferito si è costituito parte civile tramite l’avvocato Teresa Summa: ieri gli è stato riconosciuto dal giudice una provvisionale di 10mila euro di provvisionale e il risarcimento in sede civile; inoltre da quanto emerso l’imputato gli ha già versato 500 euro. È stata fissata un’udienza in luglio perché l’imputato possa valutare se chiedere i lavori di pubblica utilità. Chedi aveva tentato di difendere la fidanzata del 23enne.
Secondo la versione dell’imputato, che era lì con altre persone, quella sera il 23enne diede uno schiaffo alla ragazza, la trascinò per terra, lui intervenne e gli chiese perché la stesse trattando male. I due giovani avrebbero litigato. Chedi ha detto di essersi poi fatto da parte, mentre il 23enne avrebbe raccolto bottiglie dai rifiuti lanciandole verso di lui e gli altri, e la stessa cosa l’avrebbero fatta gli altri due imputati. Poi è avvenuto il ferimento con l’uso di pezzi di bottiglia. La parte civile, detenuto in carcere per altra causa, ieri è stata ascoltata in tribunale. Secondo il suo racconto, nella fase dell’ l’accoltellamento Chedi si allontanò stando a distanza di alcuni metri. Poi gli altri due accusati, Messaoud e Gaddour, salirono sul furgone, su cui andò anche Chedi: ieri ha spiegato che lo fece perché era impaurito e temeva di essere ucciso.
"La parte civile ha evidenziato come il nostro assistito non abbia partecipato all’aggressione, ma solo al diverbio iniziale, nato, peraltro, perché il nostro assistito è intervenuto a difesa della ragazza. Il giudice ha riconosciuto la sua ridotta partecipazione, le attenuanti generiche e praticamente il minimo della pena – commenta l’avvocato Sebastiani –. Tuttavia, a nostro avviso, l’imputato doveva essere assolto per non aver commesso il fatto. Leggeremo le motivazioni e rifletteremo sulle prossime scelte".
Alessandra Codeluppi