"Stipendi tagliati dell’80% Ho due figli: come faccio?"

La crisi alla Sicam investe 70 dipendenti, che ora sono pessimisti: "Persino i contributi di assistenza al reddito se li è tenuti l’azienda"

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di Antonio Lecci

Le tante incognite sul futuro professionale, ma anche il rischio di non riuscire a ottenere nei tempi previsti le risorse degli ammortizzatori sociali, necessari per poter mantenere la famiglia, coprire i costi per affitto, mutuo, bollette, alimentazione, cure mediche…

Tra i lavoratori della Sicam di Correggio si sta vivendo un periodo buio, con tanti ostacoli che sembrano aggiungersi ogni giorno davanti ai circa settanta lavoratori rimasti in forza all’azienda, ex gruppo Bosh e ora controllata da una società bavarese.

Mascia Giardino, 42 anni, dal 2011 lavora alla Sicam. Ha due figli adolescenti e anche il marito, come lei, sta incontrando difficoltà nel mantenimento del reddito. Alla Sicam è pure rappresentante sindacale. Sta vivendo in presa diretta il disagio legato al futuro.

Mascia, non è facile vivere con il rischio di non ricevere il salario alla data fissata…

"E’ una situazione terribile, frutto di una vicenda rovinosa. Va detto che è da due anni e mezzo che in Sicam sopportiamo la decurtazione del reddito. Prima la cassa integrazione per Covid, poi la crisi legata alla guerra in Ucraina. Da quasi un anno, con la cassa solidarietà, si è avuto un ulteriore aggravamento della situazione. Siamo passati da una diminuzione del 30% fino al 40%, con punte anche fino al 50%. E da maggio, con molti colleghi che non hanno lavorato, la riduzione è arrivata anche all’80%. Ora il rischio che il 10 del mese ci siano lavoratori che si ritrovano anche meno di cento euro in busta paga".

Una situazione insostenibile…

"Chi non ha scorte economiche a disposizione deve comunque far fronte a mutui, bollette, pagamenti vari. Chi è fortunato viene aiutato dai figli, se questi lavorano. Ma chi ha figli studenti? Chi ha figli disoccupati? Inoltre, non tutti hanno avuto la possibilità di rinviare scadenze di pagamento".

Voi come fate fronte al problema?

"Con tutte le attenzioni e con molta preoccupazioni. E non mancano le sgradite sorprese. Pensi che a noi spetterebbero 240 euro di contributo come fondo di assistenza al reddito, per i nostri figli studenti. Ma la quota è stata versata nel conto dell’azienda nel periodo del concordato preventivo. Dunque, è congelata, per noi inutilizzabile. Oltre al danno, la beffa".

Lei è ancora giovane. Riesce a vedere un minimo di ottimismo nel pensare al futuro?

"L’ottimismo è ormai finito. Io sono molto preoccupata. Come Rsu dell’azienda sono molto impegnata nell’organizzazione, nel coordinamento. Mi sento a pezzi, sono devastata. E quello che amareggia è che quando l’azienda produceva ricchezza non abbiamo mai avuto premi. Mentre ora, in piena crisi, non siamo aiutati. E’ un’ingiustizia".