
Da ieri fino al 15 settembre (salvo revoca anticipata), nei cantieri edili, nei campi agricoli, nei vivai e nei piazzali della logistica, sarà vietato lavorare nelle ore più calde
Il termometro sale e l’Emilia-Romagna, di tutta risposta, ferma il lavoro all’aperto. Da ieri fino al 15 settembre (salvo revoca anticipata), nei cantieri edili, nei campi agricoli, nei vivai e nei piazzali della logistica, sarà vietato lavorare nelle ore più calde della giornata – dalle 12 alle 16,30 – ogni volta che sul sito Worklimate.it segnalerà un livello di rischio ’Alto’ per stress termico.
Ad imporlo è una nuova ordinanza regionale, pensata per contrastare gli effetti sempre più gravi delle ondate di calore sui lavoratori esposti al sole.
Il provvedimento introduce un blocco obbligatorio delle attività fisiche intense all’aperto, senza distinzioni di ruolo o contratto, nei settori individuati. L’obbiettivo è chiaro: salvaguardare la salute dei lavoratori e prevenire colpi di calore, svenimenti e infortuni dovuti all’afa.
"Benché in Emilia-Romagna molte aziende si siano già attivate per trovare soluzioni adeguate – puntualizzano il vicepresidente della Regione, Vincenzo Colla, e l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Paglia –, serviva un atto in grado di garantire omogeneità delle misure sul territorio e piena tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. L’aspetto fondamentale è la flessibilità in entrata e in uscita dal luogo di lavoro".
Per la Cisl Emilia Centrale però, l’ordinanza è sì un passo in avanti ma presenta ampi margini di miglioramento: "L’ordinanza interviene per gestire un’emergenza, mentre qui ci serve uno strumento strutturale. – spiega il segretario generale Domenico Chiatto –. Il punto più critico è proprio lo stop netto al lavoro, che viene fatto scattare alle 12,30. In questo modo è impossibile completare un normale turno di lavoro o svolgere anche solo la gran parte di esso. Un problema che stanno toccando con mano molti datori di lavoro".
Posizione differente è invece quella della Cgil provinciale, che con Davide Mariotti segue da tempo la questione: "Questo impegno preso dalla Regione ora deve allargarsi. Stiamo lavorando con Comune e Provincia a un protocollo provinciale che integri l’ordinanza e tuteli anche chi lavora al chiuso in ambienti insalubri come certi capannoni in cui si arriva a temperature altissime, perché il caldo non colpisce solo nei campi o nei cantieri. Inoltre, in attesa di un protocollo nazionale che è in discussione proprio in questi giorni con il Governo, chiediamo di prevedere sistemi di verifica e controllo per le aziende che dichiarano di aver adottato misure alternative per evitare lo stop".
Elia Biavardi