Storia e tesori dell’Omozzoli Parisetti L’oratorio riportato all’antico splendore

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La città del passato, ma che c’è ancora, a portata di mano nella centrale via Toschi. Un libro restituisce scampoli dei secoli scorsi che s’innestano nel presente, tra cultura, solidarietà e progetti proiettati nel futuro.

E’ "Arte e accoglienza. L’Hospitale per pellegrini Omozzoli Parisetti a Reggio Emilia. Il restauro del palazzo, l’oratorio, la collezione" (EtGrafiae, 2021), un viaggio tra il XV secolo e la contemporaneità a cura di Massimo Pirondini con testi di Laura Artioli, Walter Baricchi, Fedrico e Pierpaolo Bigi, Chiara Davoli, Ennio Ferrarini, Salvatore Lafiandra, Raffaele Leoni, Nicoletta Manzotti, Massimo Pirondini, Sauro Rodolfi.

"La pubblicazione documenta l’opera di restauro su tutta la struttura dell’Omozzoli Parisetti, che è il complesso ospedaliero privato più vecchio d’Europa", illustra Ennio Ferrarini, presidente dell’associazione Amici Omozzoli Parisetti. "Vengono illustrati gli aspetti storici e artistici, troviamo come costante la componente del pellegrinaggio e della solidarietà verso i bisognosi. La famiglia Parisetti è stata tra le più importanti della città e dal 1410 ha adibito parte del palazzo a hospitale. Tra il XVII e XVIII secolo aveva messo insieme una significativa raccolta d’arte, che è andata dispersa nella prima parte del ‘900. Si hanno però documenti descrittivi e d’inventario, uno dei sogni è di poterla riunire per una mostra".

Nell’ultimo scorcio del XVIII secolo la collezione era composta da 158 opere, di cui 80 con l’attribuzione. Si parla di Annibale Carracci, Guido Reni, Alessandro Tiarini, Guercino, Procaccini, Parmigianino e molti altri. I soggetti sono dedicati a episodi dell’Antico testamento e dei Vangeli, alla vita dei santi. In via Toschi è possibile individuare tracce dell’antico hospitale sulla facciata del palazzo. Al numero 24a si nota una porta, su cui ci sono una lapide marmorea e un affresco. Era l’ingresso originario. L’opera è correlata a Luca da Perugia o a un artista a lui vicino. Raffigura Santa Maria della Carità, con Gesù bambino in braccio, a sottolineare che la struttura accoglieva viaggiatori poveri, bisognosi e infermi. L’attribuzione si basa su confronti con un’analoga opera presente a Bologna in San Petronio.

L’accesso venne in seguito spostato e l’oratorio dedicato a San Pellegrino. All’interno varie opere di Francesco Viacavi, risalenti al XVII secolo. Una mappa della città del XVI secolo dovuta a Prospero Camuncoli documenta l’edificio e note sulla manutenzione e sui conti dello stesso periodo ricostruiscono la struttura. Era dotata d’ingresso, stanza con camino, panche e tavolo per i viandanti per stare vicino al fuoco, un locale come dispensa e camerone con camino con giacigli fatti di penne di gallina e lenzuola di canapa. I dormitori erano almeno due: uno per gli uomini, un altro per le donne. C’era un cortile, con porticato e pozzo. Sul retro, orti e spazi per gli animali. Nel tempo la struttura ha avuto molteplici trasformazioni, più cospicue tra il XVII e XVIII secolo. La lunga storia dell’Omozzoli Parisetti continua nel terzo millennio. E questo volume riccamente illustrato lo evidenzia.

Massimo Tassi