REDAZIONE REGGIO EMILIA

Strage di Gaida: 3 bimbi e una 22enne morti, ubriaco alla guida condannato a 7 anni

Accusa di omicidio stradale plurimo aggravato per Lame: si schiantò sull'auto che guidava: morirono la compagna, il loro figlio piccolo, il fratellino e la sorellina di lei. La sentenza supera le richieste della procura: il pm aveva chiesto 6 anni e 8 mesi

Strage di Gaida, l’imputato Orjol Lame nella foto a sinistra con la compagna Shane e il figlio Mattias: la donna e il bimbo morirono nello schianto

Strage di Gaida, l’imputato Orjol Lame nella foto a sinistra con la compagna Shane e il figlio Mattias: la donna e il bimbo morirono nello schianto

Reggio Emilia, 19 maggio 2025 – Strage di Gaida, è stato condannato in abbreviato a 7 anni e 4 mesi di reclusione (già comprensivi dello sconto di pena di 1/3, sarebbero stati 11) il 34enne albanese Orjol Lame con l’accusa di omicidio stradale plurimo aggravato. Ovvero per aver causato la morte di quattro persone: la compagna 22enne Shane, il loro figlio di un anno e mezzo Mattias, il fratello e la sorella di lei, di 9 e 11 anni, Resat e Rejana che erano a bordo nella Fiat Stilo da lui condotta il 30 ottobre 2022 a Gaida. L’uomo si era messo alla guida ubriaco, drogato, senza patente né assicurazione, schiantandosi contro un rustico sulla via Emilia e fu l’unico superstite.

La sentenza

La sentenza del gup Luca Ramponi è arrivata stamattina e ha superato le richieste del pm Stefano Rivabella Francia – che aveva ereditato il fascicolo dal sostituto procuratore Marco Marano ora a Potenza – il quale aveva invocato una condanna a 6 anni e 8 mesi. Lame è stato anche condannato a versare complessivamente 600mila euro di provvisionale alle due parti civili (300mila a testa per Ardian e Anjeza, familiari delle vittime, tutelati dall’avvocato Nicola Termanini e dallo studio legale “3A-Valore”).

Le tappe giudiziarie

Un processo che si è chiuso dopo diverse tappe giudiziarie tra perizie e ricorsi. Lame, unico imputato, a seguito dell’incidente entrò in coma. Due mesi dopo si era svegliato ed era stato trasferito in uno speciale centro di riabilitazione post traumatica. Nella perizia del consulente nominato dal giudice era stato ritenuto “incapace di partecipare coscientemente al processo a causa di un danno neurologico post-traumatico con marcati deficit cognitivo comportamentali da rivalutare”.

La Procura aveva chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari presso un luogo di cura, ma il gip aveva respinto la richiesta. Dopo le dimissioni di Lame, il Riesame aveva bocciato il ricorso del magistrato e di fatto è sempre stato a piede libero, tornando in Albania dalla famiglia.