Strage stradale di Gaida Orjol dimesso, torna in Albania Richiesta la misura cautelare Ma gip e Riesame dicono "no"

Guidava ubriaco e drogato l’auto nella quale morirono 4 persone: accusato di omicidio stradale. Ora il 32enne è uscito dal percorso di riabilitazione. Il pm voleva almeno il divieto di espatrio .

Strage stradale di Gaida  Orjol dimesso, torna in Albania  Richiesta la misura cautelare  Ma gip e Riesame dicono "no"

Strage stradale di Gaida Orjol dimesso, torna in Albania Richiesta la misura cautelare Ma gip e Riesame dicono "no"

Nessuna misura cautelare disposta per Orjol Lame, il 32enne albanese alla guida (ubriaco e drogato, senza patente nè assicurazione) dell’auto che il 30 ottobre scorso si è schiantata contro un rustico disabitato sulla via Emilia, fra Villa Gaida e Cadè, incidente nel quale morirono quattro persone: la 22enne compagna Shane Hyseni, il loro figlio di un anno e mezzo Mattias, il fratello e la sorella di lei, Resat e Rejana di 9 e 11 anni. Lame è l’unico superstite che viaggiava in quella vettura. Ricoverato in Rianimazione, restò in coma per diversi mesi. L’uomo risultò positivo alle analisi tossicologiche eseguite appena portato in ospedale dopo lo schianto: nel suo sangue vennero trovati alcool e sostanze stupefacenti. Per lui scattò l’accusa immediata di omicidio stradale plurimo aggravato. Viste le sue condizioni, non poteva essere chiesta una misura cautelare. Lame però, a fine dicembre si è svegliato ed è stato trasferito dal Santa Maria a Correggio, in uno speciale centro di riabilitazione post traumatica. Il sostituto procuratore Marco Marano, titolare del fascicolo, ha potuto avanzare un’istanza di applicazione di una misura cautelare. Nel dettaglio, il pm chiedeva gli arresti domiciliari presso un luogo di cura e in subordine il divieto di espatrio con sospensione del passaporto al fine di impedire la fuga fuori dall’Italia. Ma il gip Andrea Rat ha respinto la richiesta il 12 febbraio scorso. E otto giorni dopo, Lame è stato dimesso da Correggio. Il magistrato ha impugnato il rigetto davanti al tribunale del Riesame di Bologna, il quale ha però bocciato la richiesta dando ragione al gip.

Una decisione che farà discutere. Ad avere un certo peso sono state le condizioni di salute di Lame che ora si muoverebbe con l’ausilio della sedia a rotelle. L’avvocato difensore Giuseppe Caldarola aveva presentato al Risame una sua memoria in cui evidenziava la perizia del ctu nominato dal gip, secondo cui Lame aveva prolemi. mentre da un’informativa dei carabinieri di Correggio incaricati di seguire il decorso ospedaliero, emerge che una volta dimesso, Lame riusciva a stare in piedi da solo seppur con molte limitazioni psicologiche e funzionali. Ma il confine è sottile e assai delicato quando si tratta di salute e soprattutto di traumi che segnano per sempre la vita. Resta il fatto che, secondo il Riesame, per Lame – già clandestino e condannato per reingresso illegale in Italia oltre a una pena di due anni per spaccio di cocaina – "non sussistono le esigenze cautelari in quanto non si ravvisano il pericolo di fuga o di reiterazione di condotte pericolose alla guida in quanto privo di patente". Tuttavia il tribunale riconosce la gravità indiziaria, acquisendo la ricostruzione del consulente tecnico dell’accusa. Lame – che resta dunque indagato a piede libero – è tornato ora in Albania, accompagnato dal fratello e dalla sorella. Tornerà in Italia per un processo nel quale rischia una condanna massima di 18 anni? Per il Riesame non vi è pericolo di fuga. Inoltre, resterebbero ancora da svolgere alcuni accertamenti peritali sul suo stato di mente che ora difficilmente potranno terminarsi. Infine, dagli atti, emergono anche i timori dello stesso Lame a tornare in Albania per paura di ritorsioni da parte della famiglia delle vittime. Potrebbe dunque ‘rifugiarsi’ in un altro Stato estero.

Alessandra Codeluppi

Daniele Petrone