Svolta al processo Lesioni e maltrattamenti, cancellata la condanna: l’uomo assolto in Appello

"Nell’atto di denuncia emergeva che sì, quei reati erano stati commessi, ma in modo preponderante dai genitori che discutevano tra di loro".

Svolta al processo  Lesioni e maltrattamenti,  cancellata la condanna:  l’uomo assolto in Appello

Svolta al processo Lesioni e maltrattamenti, cancellata la condanna: l’uomo assolto in Appello

Era stato accusato di lesioni e maltrattamenti nei confronti della sua compagna, poi condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi di carcere. Negli ultimi giorni, la svolta in Corte d’Appello a Bologna: D.M., 39 anni, originario della Puglia e residente a Reggio, è stato assolto perché il fatto non sussiste.

Le presunte aggressioni oggetto della denuncia risalgono al 2017: "Non voglio che vai dai tuoi genitori né che ti telefoni ogni giorno con loro", "Mio figlio non lo puoi portare da nessuna parte", "Non puoi uscire se no mi lasci per sempre il figlio"; e ancora: "Sei una donna fallita come madre e come femmina, vai al tuo Paese a fare quel che vuoi che qua decido io". Sono alcune delle "reiterate minacce" denunciate poi dalla compagna del 39enne, E.B., 38 anni.

Aggressioni che sarebbero state "perpetrate anche nel corso della gravidanza" di lei, incinta del secondogenito mentre il primo figlio all’epoca aveva solo un anno.

Nei due capi d’imputazione, formulati dal pm Valentina Salvi, si fa riferimento anche a diverse occasioni in cui alla donna veniva impedito di uscire di casa, "in particolare colpendola con il dorso della mano all’altezza dell’occhio (con successiva prognosi di cinque giorni, ndr) per impedirle una visita ginecologica, scagliandole il telefono contro il muro al fine di non consentirle contatti con l’esterno, spingendola sul letto, torcendole un braccio e afferrandola per la gola". "Non sei capace di tenere dietro al bambino perché sei ignorante" è un’altra delle violenze verbali riportate nell’accusa.

Nel 2019, davanti al giudice per l’udienza preliminare Dario De Luca, D.M. venne condannato, con giudizio abbreviato e riduzione di un terzo della pena, a 1 anno e 6 mesi; nei suoi confronti venne anche disposto un totale di 3mila euro di spese legali e una provvisionale come risarcimento danni di 1.500 euro. L’avvocato D’Andrea a quel punto fece ricorso in Appello a Bologna, chiedendo la piena assoluzione del suo assistito, mentre il procuratore generale Lucia Musti chiese la conferma totale della sentenza.

"Nell’atto di denuncia – spiega D’Andrea – emergeva che sì, quei reati erano stati commessi, ma in modo preponderante dai genitori di lui, che discutevano spesso con i genitori di lei".

Oltre al fatto che "i maltrattamenti – aggiunge – non erano collocati in un periodo specifico nella denuncia, non venivano contestualizzati in nessun modo a un dato temporale o a un preciso autore".

Riguardando gli atti, la Corte d’Appello ha in sostanza stabilito che "tutto ciò di cui il mio assistito era stato accusato, non trapelava nella denuncia". Il 39enne è stato quindi assolto da ogni accusa, con annesso annullamento del risarcimento.

Giulia Beneventi