La perizia inchioda l’autista: «Sylve si vedeva dallo specchietto»

Svolta sulla morte del 14enne alla fermata di Santa Croce un anno fa. Il pm: «Notevole carenza da parte del conducente»

REGGIO SYLVESTER

REGGIO SYLVESTER

Reggio Emilia, 2 aprile 2015 - STAVOLTA, lo dice il perito. Un esperto super partes chiamato dal giudice per le indagini preliminari a dipanare un particolare a dir poco fondamentale: l’autista del bus snodato poteva vedere dallo specchietto retrovisore il ragazzino di 14 anni mentre scendeva dal mezzo? Poteva vederlo mentre lo zainetto si impigliava nel corrimano e mentre il jumbo ripartiva, facendolo cadere e morire? La risposta è stata affermativa.

Il conducente poteva vederlo anche dallo specchietto retrovisore, non solo dai monitor accesi, secondo l’ingegner Stefano Battistini, dipendente del Ministero dei Trasporti, che ha stilato la perizia. Il pm parla di «notevole carenza da parte dell’autista». E l’avvocato della parte offesa è ancora più netto: «Oggi è chiaro che la tragedia poteva anche essere evitata».

REGGIO SYLVESTER

È un macigno pesantissimo, quello piombato ieri sulla testa dell’autista di Seta di 31 anni accusato di omicidio colposo, nella morte di Sylvester Agyemang, il 13 gennaio 2014, alla fermata di porta Santa Croce (lo difendono gli avvocati Nicola Tria e Alessandro Sivelli). Tra gli indagati, in concorso, anche l’allora amministratore delegato di Seta e il responsabile dell’officina (difesi dagli avvocati Gianni Zambelli e Marco Malavolta). La famiglia Agyemang, parte offesa, è tutelata dall’avvocato Andrea Pellegrini (foto a fianco).

LA RISPOSTA del perito si basa sulla ricostruzione, fedele, fatta sul luogo dell’incidente qualche settimana fa. Prima i tecnici hanno controllato i filmati delle telecamere di sorveglianza della questura, che hanno ripreso la fermata di viale Piave quel giorno. E, importantissimo, la presunta angolazione in cui sarebbe stato curvato il bus snodato.

Poi, si è svolta la prova empirica: gli esperti incaricati dal perito hanno preso l’autobus sotto sequestro e ricostruito le condizioni di quel giorno. Hanno quindi piazzato una sagoma di cartone (che doveva riprodurre a grandezza reale la figura di Sylvester) all’uscita posteriore in cui tutto è avvenuto. Poi osservato dallo specchietto destro. Così, è arrivato il responso dell’ingegnere: «Risulta chiaramente visibile dal conducente attraverso lo specchio posteriore – si legge nella perizia – la maggior parte della sagoma larga circa 45 centimetri durante la ripartenza dell’autobus dalla fermata di Santa Croce fino al momento della caduta del giovane Sylvester».

NELLE UDIENZE precedenti dell’incidente probatorio erano emersi altri due particolari pesanti: la spia rossa che segnalava l’apertura della porta posteriore (o un suo malfunzionamento) era sempre accesa quel giorno. In linea teorica quel bus non sarebbe nemmeno dovuto partire. Poi (oltre allo specchietto) l’autista avrebbe potuto vedere ciò che stava accadendo nella parte posteriore del mezzo anche dalle telecamere interne (il monitor è visibile dal conducente, proprio per permettergli di tenere sotto controllo la situazione).

Stando a ciò che emerge dalla perizia, quel maledetto 13 gennaio, il tempo intercorso fra la fermata del bus e la sua ripartenza sarebbe stato di 45 secondi. «I monitor sono rimasti accesi per oltre 4 minuti», dice l’avvocato Pellegrini. «Quindi poteva evitare il fatto». E aggiunge: «Sono estremamente soddisfatto dall’esito dell’incidente probatorio. Questa perizia verrà usata anche in sede civile (la richiesta già avanzata per conto della famiglia è di un milione e mezzo di euro):

Dopo la chiusura dell’incidente probatorio da parte del gip ora gli atti tornano al pm. Presto si chiuderanno le indagini e arriveranno anche le richieste di rinvio a giudizio.