Tatuaggi, una storia da docufiction

La pellicola di Di Silvestro e la vicenda scritta e raccontata da Luca Iermano

Tatuaggi, una storia da docufiction

Tatuaggi, una storia da docufiction

di Lara Maria Ferrari

Raccontare una storia non è mai semplice. Troppe le emozioni in campo, e troppo il coinvolgimento personale se il tema è, appunto se stessi. Se poi si opta, come in questo caso, per un prodotto audiovisivo l’affare si complica, nel tentativo di restituire attraverso l’immagine che si somma alla parola un’identità, un’individualità il più possibile fedele all’originale.

Ci ha provato con coraggio e passione Luca Iermano, nato nel 1974 a San Giorgio a Cremano (Napoli), il paese di Massimo Troisi, con il fondamentale supporto di un regista reggiano, Emanuele Di Silvestro, studi in Cinematografia a Roma, che è rimasto conquistato dal percorso umano e professionale di Iermano e ha quindi deciso di trarre un cortometraggio di mezzora dalla scrittura di Luca.

Ne è nato ‘Così. Diverso’, un prodotto della categoria delle docufiction, in cui alla biografia del protagonista, Luca appunto, si uniscono brevissimi inserti romanzati a fare da raccordo alle scene ambientate nella vita vera. Un’intervista densa, di racconto di vita vissuta, di prove da superare, di risultati raggiunti con fatica come l’apertura del negozio Happy Days Tattoo Studio, che svela la personalità del 48enne ormai reggiano d’adozione, in cui egli coniuga personale a universale.

Ecco come. "Ho sentito la necessità di raccontare il mio percorso lavorativo, anche irto di ostacoli, ma non mi sono limitato a questo – spiega –. Ne ho approfittato per trattare temi molto attuali, fra cui l’approccio dei giovani al mestiere e all’arte. Farò 49 anni a luglio e lo posso dire: sono cresciuto facendo gavetta, andavo a bottega da un maestro che mi ha fatto sudare. Voleva vedere impegno e assiduità. Oltre a raccontare quella che mi piacerebbe la gente d’ora in poi chiamasse arte – visti i salti in avanti a livello di tecniche e stili raggiunti - vorrei che agisse anche da monito per i giovani che si affacciano al lavoro di tatuatore: cercate di costruire una vostra strada, non cedete al consenso popolare facile, offerto dai social".

Per farlo Luca ha coinvolto i due figli: "Il maschietto interpreta il me bambino, in una sorta di flashback, invece mia figlia compare in un sogno, un’immagine metafisica. Adesso, d’accordo con Emanuele, autore anche di fotografia e montaggio, vorremmo presentarlo in un festival".

Per Luca Iermano la famiglia riveste grande importanza e cerca sempre il contatto umano con il cliente. "Vederlo tornare a distanza di anni è una grande felicità".

Non perde occasione, poi, di dire una cosa che lo indigna: "Noi siamo fantasmi in una società che permette a chiunque, dopo una manciata di giorni di corso, di fare il tatuatore. Io ho alle spalle un liceo artistico, l’Accademia di belle arti e la scuola Comix, che mi hanno formato. Occorre una legge, a tutela dei clienti e della categoria".

nella foto

Di Silvestro e Iermano