
Aveva aspettato la titolare del bar all’uscita del locale pubblico, poi l’aveva spinta dentro per cercare di portarle via il portafogli contenente l’incasso. Ma le urla della barista, e di un’amica che era con lei, avevano attirato l’attenzione di due clienti abituali che risiedono nei paraggi. Questi ultimi sono intervenuti per aprire a spallate la porta del locale, che era chiusa a chiave dall’interno, e hanno dato l’allarme al 112. I carabinieri di Rubiera erano accorsi a Bagno, al Royal cafè tabacchi di via Cartesio, e avevano arrestato in flagranza un 42enne residente a Ceresara (Mn). Per quell’episodio, avvenuto alle 20.30 del 28 febbraio, lui, Manuel Sabbadini, è stato processato col rito abbreviato per l’accusa di tentata rapina, aggravata dall’aver avuto il volto coperto da berretto e sciarpa e dall’aver approfittato di circostanze che limitavano la difesa della donna. Davanti al giudice dell’udienza preliminare Andrea Rat ieri si è tenuta la discussione del processo, culminato nella sentenza. Il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa ha chiesto 3 anni, 6 mesi e 20 giorni di condanna. L’avvocato difensore Paolo Bertozzi ha domandato di riqualificare il reato in tentato furto, sollevando il dubbio che il 42enne non si fosse comportato in modo violento verso le due donne. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, l’uomo aveva riferito che, dopo aver visto la barista e l’amica, voleva andarsene, avendo capito di aver fatto un errore: a suo dire, in quel periodo aveva problemi economici perché non era stato pagato per il suo lavoro di autotrasportatore, fatto che lo aveva indotto alla disperazione e alla scelta di tentare quel colpo. Il 42enne aveva anche detto di avere problemi di tossicodipendenza, per i quali è attualmente in cura, ospite di una comunità di recupero. Il giudice Rat ha riconosciuto come corretta l’accusa di tentata rapina formulata dal pm e ha deciso una pena di 1 anno e 4 mesi, riconoscendo le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. L’mputato è tuttora sottoposto all’obbligo di dimora.
Alessandra Codeluppi