Reggio Emilia, tentato omicidio per una birra fredda. "Ho temuto di morire"

Le parole della donna: "Perché l’ho rincorso? Una questione di principio. ma in Cina le pene sono più severe"

Tentato omicidio a Reggio Emilia, la vittima mostra i segni della colluttazione (Artioli)

Tentato omicidio a Reggio Emilia, la vittima mostra i segni della colluttazione (Artioli)

Reggio Emilia, 15 settembre 2019 - «Ho avuto paura di morire. E ho pensato ai miei quattro figli. Mi verrebbe voglia di tornare in Cina, ma devo lavorare per dare da mangiare alla famiglia». È spaventata Q.C., la 45enne titolare del ‘Bar Cadè’ da tre anni e da venti in Italia, vittima dell’aggressione (video) di cui porta i segni. Protetta dal marito, mostra ai clienti la vistosa fasciatura al braccio sinistro e le ferite sull’addome. «Lei doveva lasciar perdere per due euro della birra, con gli ubriachi si rischia sempre. Non doveva rincorrerlo col mattarello», gli dice un uomo, ex barista anch’egli nel parmense. Ma lei risponde a tono: «Sì, ma dovevo difendermi prima che arrivasse la polizia. Sono una donna che si fa rispettare». 

Signora, cos’è successo?  «Erano circa le 5,20, avevo aperto il bar da venti minuti, come ogni mattina. Poi è entrato quest’uomo che mi ha urlato: «Buongiorno cinese», con fare sprezzante». 

Lo conosceva?  «Non lo avevo mai visto. Ma da come parlava fuori e dal modo in cui si atteggiava, sembrava già molto ubriaco». 

Cosa le ha chiesto poi?  «Voleva una Heineken in bottiglia. Ma la pretendeva fresca. Gli ho detto che l’avevo solo calda e lui ha cominciato a lamentarsi. Poi ha preso una Paulaner dal frigo, gliel’ho stappata e lui poi ha detto che siccome non era la sua preferita, non avrebbe pagato».

Quando è diventato violento?  «Ha cominciato a insultarmi, io gli rispondevo. E lui all’improvviso ha dato una manata alla bottiglia, rovesciandola sul bancone. Ho cominciato a pulire e gli ho ribadito che avrebbe dovuto pagarmela. Lì, ha perso la testa. Ho preso il mattarello e l’ho rincorso per mandarlo via». 

Poi fuori ha rischiato grosso…  «Mi ha buttato contro al muro e ormai mi strozzava. Per fortuna è intervenuto un vicino con suo figlio. Mi ha lasciato, ma poi ormai ci investiva. Voleva entrare con l’auto nel bar». 

Ha avuto paura?  «Tantissima. Ho pensato di morire in quel momento. Non respiravo. Ho pensato alla mia famiglia». 

Dopo l’omicidio di Hui Zhou al Foro Boario, voi baristi e cittadini cinesi vi sentite in pericolo?  «Nella nostra comunità si discute tanto di quanto sta succedendo. Ci vogliono pene più severe. In Cina l’aggressore starebbe in carcere tantissimi anni dopo una cosa del genere. E il marocchino che ha ammazzato Hui Zhou sarebbe già morto a quest’ora…». 

d.p.