Ci sono la gestione del traffico di droga e pure donne contese dietro al tentato omicidio di piazzale Marconi che ha portato all’arresto di due tunisini. Come anticipato già ieri, il 23enne Ismail Messaoud e il 27enne Najmeddine Gaddour, erano stati fermati giovedì scorso a Piacenza, dove risiedono da regolari sul territorio, perché ritenuti responsabili dell’accoltellamento ai danni di un connazionale di 23 anni il 19 ottobre scorso; due giorni fa il gip del tribunale ha disposto il carcere per entrambi. La vittima, anche lui regolare e frequentatore abituale della zona stazione, dopo essere stato ricoverato in gravissime condizioni ora è fuori pericolo di vita dopo essere stato salvato con diversi interventi chirurgici in pochi giorni dai medici dell’Arcispedale Santa Maria Nuova.
Ma oggi emergono i dettagli sui motivi dell’aggressione. Stando a quanto ricostruito dalla squadra mobile – che ha curato le indagini coordinate dalla magistratura diretta dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci – anche grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza, un gruppetto di cinque magrebini in ‘trasferta’ da Piacenza si è diretto a Reggio per un probabile regolamento di conti nell’ambito di una contesa sulla gestione dello spaccio di droga.
Dopo una prima discussione in via Filippo Re, ritrovo abituale di sbandati, la spedizione punitiva si è concretizzata poi davanti alla stazione ferroviaria. Prima un reciproco lancio di bottiglie tra i cinque e la vittima, poi uno dei due arrestati lo ha afferrato per la maglia e gli ha sferrato alcuni fendenti con un coltello (che non è stato ancora trovato dagli inquirenti) colpendolo al fianco destro. Mentre l’altro complice ha tentato di investirlo alla guida di un furgone, non riuscendoci, andando a sbattere contro un’auto oltre che danneggiare una colonnina di ricarica elettrica. I due arrestati due giorni fa in aula hanno detto di non conoscere la vittima e di aver risposto per legittima difesa ad un’aggressione da parte del connazionale. Ma dalle risultanze investigative – come illustrato anche dal viceispettore Cristian Dell’Ati, della seconda sezione reati contro la persona e i minori della squadra mobile – l’intento era proprio quello di colpirlo. La polizia sta approfondendo i fatti perché dietro, oltre a marginali questioni di natura sentimentale, potrebbe esserci una lotta tra fazioni per il controllo dello spaccio di matrice magrebina – in particolare di hashish – tra centro storico e zona stazione che vede allargarsi i confini oltre provincia, arrivando fino a Piacenza.