Terremoto Reggio Emilia, l'esperto: "Dobbiamo conviverci"

Ieri sera due forti scosse, epicentro nel Reggiano. Sentite anche a Bologna e Modena, dove il sindaco fa evacuare il teatro. Mario Panizza: "La dorsale ferrarese scarica l’energia accumulata negli anni"

Terremoto, la zona dove sono avvenute le scosse (foto dal sito Ingv)

Terremoto, la zona dove sono avvenute le scosse (foto dal sito Ingv)

Reggio Emilia, 10 febbraio 2022 - "Si è mossa la dorsale ferrarese, così come accadde nel 2012". Il professore emerito di Geomorfologia a Unimore, Mario Panizza, spiega come la nostra sia una zona sismica e come il terremoto di ieri sera sia da considerarsi "normale". "La dorsale ferrarese parte da Ferrara e attraversa tutta la pianura tra Modena e Reggio. Ritengo che con la seconda scossa di ieri sera, più forte della prima, si sia esaurita l’energia accumulata in questi dieci anni. E’ presto per fare valutazioni certe ma l’esperienza dice che ora potremmo assistere a scosse di assestamento".

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Nel nostro territorio i terremoti possono essere originati da un innalzamento dell’Appennino, da uno scostamento tra il margine dell’Appennino rispetto alla pianura e dalla dorsale ferrarese: "Ieri è accaduto un terremoto tipico delle nostre zone". Una situazione, dice il professor Panizza, con cui purtroppo dobbiamo imparare a convivere. Secondo l’esperto, insomma, il fatto che la seconda scossa sia stata ravvicinata alla prima e più intensa, dovrebbe essere il segnale che l’energia accumulata si sia sprigionata e che, nelle prossime ore, dovrebbero essersi solo scosse di assestamento. Una proiezione fatta in base alle statistiche, precisa Panizza, interpellato ieri sera.

Il professore emerito di Geomorfologia a Unimore, Mario Panizza
Il professore emerito di Geomorfologia a Unimore, Mario Panizza

Era il 20 maggio del 2012 quando la terra tremò per la prima volta (video) tra le province di Modena e Ferrara con magnitudo superiore a 5: in piena notte crollarono i centri storici di molti paese della Bassa. Carpi, Finale, Novi, Mirandola, San Felice, Concordia, San Prospero e San Possidonio, Medolla si svegliarono sventrati.

Poi, una settimana dopo, poco dopo le 9 del mattino, i capannoni delle aziende diventarono la tomba per molti operai. Diciassette vittime si contarono in provincia di Modena, la maggior parte operai, ma non solo. Migliaia le persone rimaste senza casa , alcune delle quali ancora oggi senza un tetto definitivo. Fortissimi danni si registrarono anche a Reggiolo.

"Non può essere, dobbiamo ancora tornare alla normalità e la terra si rimette a tremare", dicevano alcuni residenti della Bassa ieri sera. C’è chi è rimasto sveglio tutta la notte, chi ha dormito in auto. Ancora.

val. b.