di Gianpaolo Annese Sui social postava video in cui, avvolto in una tunica e copricapo neri, recitava testi inneggianti alla violenza oppure brandiva machete e coltellacci mimando il taglio della gola. Conduce a Fabbrico uno dei fili principali della vasta operazione internazionale contro l’estremismo islamico condotta dalla Digos di Genova e di altre province che ha portato a 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere. In provincia di Reggio è stato arrestato Yaseen Tahir, 24 anni, pakistano, indagato numero uno di una cellula denominata Gruppo Gabar. Il ragazzo, dopo essere stato arrestato in Francia per porto d’armi in luogo pubblico (un grosso coltello, tanto per cambiare), era rientrato in Italia ad aprile dell’anno scorso, prima a Chiavari, per poi spostarsi a Fabbrico dove si è stabilito poco meno di un anno fa. Viveva in un appartamento di via Trieste e campava di lavoretti come operaio metalmeccanico. È finito in manette al termine di una indagine condotta dalla procura Genova in collaborazione anche con la Digos di Reggio diretta dal vicequestore Lucio Di Cicco che ha contemplato l’impiego di 50 intercettazioni telefoniche e ambientali, otto telematiche, 10 localizzazioni di gps e telefonini, cinque telecamere, oltre 110 tabulati. Gli agenti ieri mattina all’alba con un blitz lo hanno catturato mentre dormiva nella sua casa di Fabbrico sfondando la porta. Il suo ruolo – si legge ne provvedimento – era promuovere "a partire dall’aprile 2021 la formazione di una cellula in Italia reclutando sodali e individuando un covo (‘la Tana’), acquistando armi, offrendo ospitalità e mantenendo contatti con i vertici dell’organizzazione". T.Y riceveva diverse visite di componenti del gruppo a Fabbrico nel settembre del 2021 e in particolare al telefono aveva rapporti privilegiati con tale Peer (‘maestro’), Raan Nadem, pachistano, 33 anni, attualmente detenuto in Francia. Nei dialoghi registrati si attuava quando teorizzato: "Ora ...
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