FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Teschio trovato in un canale, curiosità in paese: “Forse è una vittima di guerra”

Frazione di Cadè, le voci sul cranio visto domenica da un gruppo di ragazzini del quartiere “Oggetto di valore storico? Forse uno scherzo poco divertente...Chissà com’è arrivato qui”

Polizia scientifica nel canalone a Cadè per il ritrovamento del teschio

Polizia scientifica nel canalone a Cadè per il ritrovamento del teschio

Reggio Emilia, 29 aprile 2025 – I resti di un soldato o una scoperta archeologica? La svolta casuale in un cold case criminale o addirittura l’esito di un rito satanico? La curiosità serpeggia tra gli abitanti di Cadè e Cella, che si interrogano e scavano nella memoria della frazione dopo il macabro ritrovamento di domenica pomeriggio nel letto in secca del Cavo Bandirola, dove un gruppo di bambini che giocava a nascondino ha trovato un teschio senza mandibola.

La scoperta è avvenuta quando i ragazzini, scolari della vicina elementare Valeriani, e un’adolescente sorella di uno di loro, tutti residenti in zona, si sono avventurati giù dalle rive del canale che costeggia via Reggiolo all’altezza del campo da calcio. E lì, quasi sotto lo sbocco di un grosso collettore fognario (che è poi stato sigillato dai vigili del fuoco) hanno avuto quella visione da film horror. Terrorizzati hanno dato l’allarme ai genitori, che a loro volta hanno telefonato al 112. Subito il ponte è diventato meta di pellegrinaggio di curiosi che hanno osservato, da dietro al nastro rosso-bianco posto a delimitare l’area, il lavoro della polizia scientifica e dei magistrati.

“Io avevo visto quel teschio già un paio di giorni prima, ma da lontano l’avevo scambiato per un pallone sgonfio – spiega Corrado Corradini, promotore del neonato Gruppo di Controllo di Comunità –. Incivili spesso gettano immondizia nei fossi, e io scendo a raccoglierla. Quando giro, butto sempre un occhio. In paese si fanno molte ipotesi. C’è chi dice che potrebbe essere stato rubato da un cimitero per celebrare una messa nera e poi gettato lì dopo il rito. A me sembra improbabile… Sembrava un cranio vecchio di diversi decenni. Qui di morti ammazzati dopo la Seconda Guerra Mondiale non ce ne sono stati. Ciò non esclude che sia stato portato qui o dall’acqua oppure da qualcuno… A Cadè c’è spaccio, criminalità di passaggio; di recente un inseguimento sulla Via Emilia finì davanti alla stazione, con un sequestro di droga”.

Corradini poi ricorda come da una porticina nella vicina chiesa partisse un tunnel sotterraneo, realizzato durante la Resistenza, che conduceva verso i campi. “Magari è d’una persona sepolta accanto alla chiesa… Purtroppo don Rossi, la nostra memoria storica, è morto l’altra settimana”. “Potrebbe essere una persona uccisa durante la Guerra, tra Cella e Gaida ci furono vari scontri e fucilazioni. Oppure è solo lo scherzo di un gruppo di burloni” riflette Domenico Franceschi, residente da mezzo secolo nella frazione. Il suo pensiero va ai fatti dell’inverno 1944- ’45: su tutta la via Emilia si erano intensificati gli attacchi dei partigiani, con i tedeschi che il 21 gennaio fucilarono per rappresaglia, presso il Ponte del Quaresimo, 10 giovani. Il 7 febbraio, sappisti e garibaldini attaccarono un convoglio nazista tra Cella e Cadè, uccidendo diversi nemici. Il 9 febbraio furono 21 i prigionieri a subire la rappresaglia tedesca e ad essere giustiziati uno ad uno con un colpo di pistola alla testa all’altezza di via dei Quercioli, a meno di 1 km dal luogo di ritrovamento del teschio.

“È difficile capire come quel teschio sia arrivato lì – dice Ciro Mistretta, residente a due passi dal ponte –. C’è chi pensa che sia stato portato a valle dalle piogge che di recente avevano riempito il canale. I poliziotti hanno cercato lo scheletro, scavando e risalendo il canale ma non hanno trovato nulla”. Gli fa eco Rosa Mauriello, abitante nello stesso quartiere: “Chissà da dove è arrivato, è difficile capirlo dato che dicono che il rio arriva fino al fiume Enza. Che io ricordi in paese non è scomparso nessuno né si ha notizia di eventi strani”.