FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Tesoro archeologico nelle Marche: "Ho trovato mezza città romana"

La scoperta del professor Paolo Storchi: "Tutto nasce da una foto satellitare che rivelava tracce"

Tesoro archeologico nelle Marche: "Ho trovato mezza città romana"

Tesoro archeologico nelle Marche: "Ho trovato mezza città romana"

"Una scoperta oggettivamente importante: è stata individuata una mezza città romana, un compartimento pubblico importante con la piazza, un tempio con abside, altre strutture a carattere pubblico… e forse anche delle domus. Sono molto soddisfatto dei risultati di una ricerca che nasce da una foto satellitare che rivelava tracce nel sottosuolo".

Così il professor Paolo Storchi – l’archeologo che ha scoperto Tannetum e vi ha scavato a lungo – parla dell’incredibile tesoro archeologico che sta riportando alla luce con una missione che lo vede operare in tandem con Enrico Giorgini dell’Università di Bologna, sotto la supervisione della Soprintendenza delle Marche.

Il reggiano, esperto topografo, osservando una foto aerea scattata in un periodo di siccità sull’area archeologica Falerio Picenus di Falerone (provincia di Fermo) ha avuto un’intuizione eccezionale: l’antica città, di cui rimangono resti importanti come il Teatro Romano, in realtà era organizzata in modo ben diverso da come gli studiosi pensavano: "Il contesto urbanistico è molto più esteso di quello che si pensava. Non è un ritrovamento casuale: da quella foto di Google Earth, abbiamo svolto analisi urbanistiche, raccolto indizi geomorfici, analizzato nuovamente gli indizi".

Tra gli strumenti usati anche magnetometro, una sorta di bacchetta tecnologica da rabdomanti per individuare le anomalie magnetiche di oggetti metallici sepolti. In circa 20 giorni, scavando a nord del Teatro, ecco allora emergere dalle trincee una splendida strada lastricata intatta e con marciapiedi (potrebbe essere il Decumano della città), mura, e il basamento di un tempio è in perfetto stato, con una pavimentazione realizzata con almeno tre tipi diversi di marmo, di cui uno di provenienza africana.

"Lo stato di conservazione dei reperti è notevole", e per preservarli per la prossima missione sono stati mappati, fotografati e poi ricoperti per motivi di sicurezza. La popolazione ha accolto la missione archeologica con curiosità ed entusiasmo, scoprendo che i propri antenati erano assai più ricchi di quanto prima non si pensasse.

Fondata dai Piceni nel IV secolo a.C., divenne colonia romana dal 29 a.C.; in seguito fu anche sede vescovile, fino la sua decadenza iniziata nel III secolo d.C. Il Comune di Falerone e la Sapab intendono portare avanti il progetto di valorizzazione del parco archeologico, e lo stesso Storchi ritiene che a breve si possa mettere a punto una nuova campagna di scavi.

Presto uscirà una nota ufficiale dalla Soprintendenza, che illustrerà come si intenda procedere.

Storchi spera di poter riprendere anche gli scavi nella sua Reggio: "Non dimentico Tannetum, che entro breve sarà oggetto di nuove indagini non invasive per quest’anno difficile, ma anche di nuovi progetti di valorizzazione, in attesa di poter riprendere il piccone in mano".

Storchi, tra l’altro, si è perfezionato presso la Scuola archeologica italiana di Atene, ha svolto un dottorato di Ricerca in Topografia Antica a La Sapienza di Roma, lavorato come esperto alla Pinacoteca Nazionale di Siena e per la Fondazione Onassis. Tra le sue scoperte, quella del Teatro di Euripide a Pella, città natale di Alessandro Magno, il Macedone. Sua anche la battaglia per la metritocrazia nell’ambiente accademico e nei concorsi degli Atenei, che gli ha inimicato frange di professori ed era diventato un caso giudiziario-politico nazionale. A causa dello stress legato a queste vicende, in primavera era stato colpito a solo 38 anni da un’ischemia dalla quale si è felicemente rimesso, come dimostra la sua eccezionale ultima scoperta.