Toano, si riparte da zero tra dubbi e misteri

La scarcerazione dei famigliari di Pedrazzini rende ancor più complicata la vicenda. Saranno decisivi i riscontri dell’autopsia

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Dopo la clamorosa scarcerazione dei tre indagati, si continua a indagare sulla morte di Giuseppe Pedrazzini, il 77enne trovato senza vita nel pozzo dietro la sua abitazione a Cerrè Marabino di Toano l’11 maggio scorso. Lunedì i carabinieri subacquei sono stati nel terreno della villetta posta sotto sequestro. Il nucleo specializzato dell’Arma ha effettuato alcuni rilievi e analisi nelle acque con appositi strumenti sofisticati.

Gli inquirenti sperano di trovare dati utili – da incrociare eventualmente anche con gli attesi risultati dell’autopsia sul corpo dell’anziano – per capire con certezza assoluta le cause del decesso. Le quali sono ritenute fondamentali per risolvere il ‘giallo’. Soprattutto alla luce dell’esito dell’udienza di convalida che si è tenuta lunedì pomeriggio in tribunale a Reggio, dove il gip Dario De Luca ha rimesso in libertà i tre familiari fermati giovedì scorso dicendo sostanzialmente alla Procura che non ci sono sufficienti elementi per ritenerli gravemente indiziati delle ipotesi di reato di omicidio e sequestro di persona contestate dal pm Piera Cristina Giannusa alla moglie Marta Ghilardini, alla figlia Silvia e al genero Riccardo Guida. Secondo le difese infatti non vi sono prove e sostengono che Pedrazzini sarebbe potuto finire dentro alla cisterna da solo, anche a causa di alcune patologie neurologiche dovute a un ictus avuto in precedenza e alle conseguenti ricadute avute proprio tra dicembre e gennaio, da quando si presume sia morto. Restano in piedi invece l’accusa di soppressione di cadavere con la magistratura che ritiene che Giuseppe sia stato gettato nel pozzo (da chiarire soprattutto chi ha coperto il buco con una pesante lastra di pietra) e di truffa ai danni dello Stato dato che i tre avrebbero continuato a ritirare la pensione d’anzianità e di invalidità del congiunto. Per questo infatti il giudice ha applicato comunque la misura personale restrittiva dell’obbligo di dimora con firma ai tre. Silvia e Riccardo sono partiti alla volta di Taranto dove lui ha un’abitazione, indicando il Comune come luogo dove osserveranno il provvedimento, mentre la vedova ha scelto un’altra casa di sua proprietà, sempre nella frazione toanese.

Restano diversi i dubbi ancora tutti da chiarire. Oltre ai risultati dell’esame autoptico, si attendono pure i riscontri della perizia sui computer e sui telefonini sequestrati agli indagati, che potrebbero fornire dettagli utili all’inchiesta. Ancora da fissare i funerali che si dovrebbero tenere domani o venerdì, dopo che il magistrato ha concesso il nullaosta per sbloccare la salma dando l’ok alle esequie.

red. cro.