LARA MARIA FERRARI
Cronaca

Tra realtà e illusione. La metamorfosi di stile di Cesare Di Liborio

Il fotografo reggiano, classe 1960, sposa la tecnica del Mordançage "Ho finalmente smesso di correre e iniziato ad amare le piccole cose".

Il fotografo reggiano, classe 1960, sposa la tecnica del Mordançage "Ho finalmente smesso di correre e iniziato ad amare le piccole cose".

Il fotografo reggiano, classe 1960, sposa la tecnica del Mordançage "Ho finalmente smesso di correre e iniziato ad amare le piccole cose".

di Lara Maria Ferrari

Ha trovato la strada, Cesare Di Liborio. E non ci riferiamo a quella che porta a una fotografia ‘perfetta’, ammesso che esista, ma a qualcosa di molto più profondo. Una scelta di vita, una comunione diretta con sé stesso e con l’ambiente, trovando una felice realizzazione del suo benessere interiore anche nella sfera professionale. Il fotografo reggiano (1960) affermato a livello italiano e internazionale, da qualche tempo ha sviluppato un suo percorso artistico con cui elabora in una maniera propria la formidabile tecnica del Mordançage (processo fotografico che altera le stampe alla gelatina d’argento dando un effetto degradato, ndr) ottenendo originali approdi stilistici, sfumando le barriere fra i regni del reale e dell’irreale e dando vita a nuovi paesaggi emotivi".

Un anno di grandi progetti. In quali è impegnato ?

"In Corea del sud, all’Art Space X di Seul, ho alcune immagini esposte in una collettiva organizzata da una galleria francese che mi rappresenta, mentre alla Galerie Parallax di Aix-en-Provence la curatrice Florence Verrier mi ha reso il grande onore di esporre le mie fotografie accanto a quelle di Jean-Pierre Sudre, nella mostra ‘Chambre noire pour rêve claire’, fino al 21 giugno. Una doppia personale che mi mette in dialogo artistico con uno dei miei maestri".

La sua vita è cambiata. Che cosa è successo?

"Potrei dirle che ho finalmente smesso di correre e cominciato ad apprezzare l’essenza delle cose, anche le più piccole. E dare importanza agli ‘accadimenti’. Vivo in campagna, fra prati a perdita d’occhio, coltivo l’orto. Un contatto con la natura pieno e rigenerante".

Quali le ricadute positive nel lavoro?

"La fantasia è adesso l’elemento predominante della mia ricerca e, di pari passo a una modificazione nella percezione della vita, mi servo di un linguaggio che non abbisogna più nemmeno della macchina fotografica".

Prima di oggi, quali progetti ritiene più rappresentativi nella formazione della sua identità di fotografo?

"Ho sempre avuto per filo conduttore il limite, confine tra conosciuto e sconosciuto, o se si preferisce tra la vita e la morte. Portali e vegetazione caratterizzano il progetto ‘Le Colonne d’Ercole’, dove le porte chiuse sono barriere mentali al di là delle quali non vediamo e non conosciamo. Negli ultimi tre anni ho affrontato un percorso autoriale indirizzato a opere uniche, spingendomi ‘oltre’. ‘Ade’ è la mia rappresentazione di quello che immagino nell’aldilà. Un mondo fantastico composto da demoni, angeli e madonne, a cui si accede dopo l’attraversamento del fiume e di sipari. Da queste premesse ha preso avvio anche ‘Aliens’, uno o più mondi alieni di presenze informi, fluttuanti, dei quali istintivamente abbiamo paura, perché non conosciamo".

Nel testo ‘La camera oscura sulle rive dell’Erebo’, Robert Pujade scrive che lei ha intrapreso un lavoro di metamorfosi delle fotografie in visioni ispirate alla sua immaginazione.

"In questo senso, tra le idee che ho sviluppato c’è quella dell’icona. Dopo l’intervento in Mordançage, utilizzo l’applicazione della foglia d’oro, per far assumere all’immagine un’attitudine di icona. La scelta di nove immagini è un omaggio ad Andy Warhol e alle sue nove Marilyn".

Invece di ‘Wonder Women’ che cosa dice?

"È un omaggio alla donna, alla sua forza e bellezza. Utilizzo varie tecniche contaminandole fra loro e aggiungendo tessuti, fiori e pigmenti, così da ottenere immagini uniche e irriproducibili".

Perché è diventato fotografo? "Nel 1992 ho incontrato Vasco Ascolini, maestro di fotografia e di vita. Uno degli accadimenti fondamentali del mio percorso.

Che cos’è la fotografia ? Una magia. La stampa fotografica è una magia. Quando entro in camera oscura mi emoziono sempre. E io da quella camera oscura non sono più uscito".