Guastalla (Reggio Emilia), 6 agosto 2023 – Un atto d’amore che le ha salvato la vita. È la commovente storia del sentimento che sta alla base di un intervento chirurgico all’avanguardia: lui che dona alla moglie parte del suo fegato, per farla rinascere. E Davide non ha tentennato un secondo: "Io ci sono", ha detto semplicemente. Tre parole in grado di fare la differenza.
Lei, Lia Tirelli, 49 anni, esperta di sicurezza sui luoghi di lavoro in uno studio professionale. Lui, Davide Avanzi, 52 anni, lavora come impiegato. Abitano a Guastalla, nella Bassa Reggiana.
Un amore, il loro, nato sui banchi di scuola. Sono diventati inseparabili, sposati "nella buona e nella cattiva sorte", da diciotto anni.
Quando lei si è trovata ad affrontare gravi problemi di salute, Davide non ha esitato un attimo...
"Nel marzo 2021 mi è stata diagnosticata una patologia oncologica al colon. Sono stata assistita al CoRe di Reggio con grande professionalità e umanità da tutto il personale. Mi dovevo sottoporre a terapie che duravano anche 52 ore".
E Davide le è sempre rimasto accanto.
"Sì. Ma quando la situazione sembrava risolta, ecco le metastasi al fegato. E siamo ripartiti daccapo… Sono riprese le intense cure, fino al maggio scorso, anche con il ricovero di un mese al Policlinico di Modena, a gennaio".
Poi, la decisione: il trapianto.
"Ho avuto una grande fortuna nel riscontrare la compatibilità nel fegato di Davide. Essendo di una famiglia diversa, non era scontato. Invece…".
Lui non si è tirato indietro.
"L’ho sempre detto – incalza con un sorriso Davide –. ’Se posso essere utile io ci sono’. E quando si è prospettato il trapianto ho subito dato il consenso".
Un percorso non da tutti. È stato difficile?
"Lui – aggiunge la moglie – ha affrontato in modo tranquillo e sereno questa esperienza. E devo dire che gli operatori sanitari hanno agito con il massimo scrupolo, anche per la sua di salute".
Qual era il vostro stato d’animo?
"Abbiamo affrontato con fiducia questa esperienza, che ha rinforzato anche il nostro rapporto, semmai ce ne fosse stato bisogno. Quando ci siamo risvegliati dall’operazione – ricorda Lia – eravamo ancora imbambolati dall’anestesia. Ma tra le nostre prime parole c’erano domande sulle condizioni dell’altro".
Grande la gioia quando, finalmente, si sono ritrovati. L’intervento al Policlinico modenese è stato effettuato con una tecnica totalmente robotica, sviluppata nell’ambito del protocollo sperimentale ’Livermore’. Il primo caso di questo tipo in Europa. La parte malata del fegato della donna è stata asportata, sostituita dal pezzo di organo del marito. E anche le metastasi non ci sono più.
Lia è una donna energica, coraggiosa, legata alla vita. Davide ha un carattere introverso, poco incline a mettersi in evidenza. Ma per l’amata moglie ha concesso tutto se stesso, compreso l’assenso per l’espianto di una parte del fegato, da donatore vivente.
Davide, lei come si sente ora?
"Bene! Tanto è solo una parte, che poi si riforma in modo naturale", sorride...
"Una parte di Davide – conclude Lia – mi ha salvata. Se non è amore questo…".