"Tre anni dopo possiamo dire: giustizia è fatta"

L’8 agosto 2019 l’omicidio di Hui Zhou, la barista del Moulin Rouge. Hicham Boukssid, reo confesso, condannato a 24 anni e mezzo

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"A tre anni dall’omicidio, possiamo dire che sia stata fatta giustizia". È quanto dichiarano gli avvocati Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani, che assistono i parenti, costituiti parte civile, di Hui Zhou, la 25enne cinese uccisa l’8 agosto 2019 da Hicham Boukssid, marocchino condannato in primo grado a 24 anni e mezzo di carcere. La giovane cinese lavorava nel bar ‘Moulin rouge’ in via Fratelli Manfredi, gestito dalla sua famiglia, quando fu raggiunta dal 36enne che la assalì dietro il bancone, accoltellandola con nove fendenti. All’imputato è stata diagnosticata la seminfermità mentale: in sostanza, lui pensava di avere una storia d’amore con la ragazza, relazione che esisteva però solo nella sua psiche affetta dalla malattia e che si nutriva del significato distorto e del tutto fantasioso da lui attribuito ad alcuni elementi. Il pm Marco Marano, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto l’ergastolo: gli aveva contestato l’omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e futili motivi (di questi ultimi aveva poi chiesto l’esclusione lui stesso durante la requisitoria). Nel corso del processo quattro psichiatri sono stati chiamati esprimersi sulla loro compatibilità con i problemi mentali dell’imputato, giungendo a conclusioni talvolta discordi. La Corte d’Assise presieduta da Cristina Beretti, a latere Chiara Alberti ha riconosciuto la crudeltà: "Le numerose coltellate sono state inferte per prolungare in modo consapevole angoscia e paura. Tanto che la ragazza ha avuto il tempo per implorarlo di smettere". Ha depennato la premeditazione ("Non era in grado di valutare scenari alternativi") e i futili motivi; bocciato le attenuanti generiche: "Lui si diede alla fuga per dieci giorni e si consegnò una volta allo stremo". E ritenuto l’attenuante della seminfermità mentale come equivalente alla crudeltà.

"Il tribunale ha pronunciato una sentenza equilibrata e corretta sotto il profilo giuridico. I familiari di Hui non hanno mai cercato un processo mediatico né alcun risarcimento economico, consapevoli che la figlia non potrà mai essere restituita loro - dichiarano gli avvocati Bonazzi e Magnani -. Continuano a vivere il loro profondissimo dolore con compostezza e dignità, sempre fiduciosi nella giustizia, consapevoli che si tratta di una ferita che non si rimarginerà mai". L’avvocato difensore Pina Di Credico ha già preannunciato ricorso in Appello, soprattutto sul nodo della crudeltà: nella sua arringa si era rifatta anche a delitti efferati come quello di Melania Rea in cui, nonostante i 35 fendenti subìti, l’aggravante non è stata riconosciuta.

Alessandra Codeluppi