"Trent’anni fa il colpo di grazia alla Val d’Enza"

Il comitato della Diga di Vetto ha protestato sul posto dove doveva nascere l’invaso

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Il comitato della Diga di Vetto non si arrende, come anticipato una settimana fa, ieri ha rinnovato l’iniziativa di protesta per la mancata realizzazione della diga, progettata 30 anni fa, con la calata sul taglione che segnava l’inizio lavori (foto), assegnati nel 1992 ma poi sospesi, pare per la presenza di due lontre, almeno così raccontavano le cronache di allora. Adesso è pur vero che la Regione ha finanziato un nuovo progetto, ma passeranno altri 20 anni prima che venga realizzato, questo secondo il Comitato che chiede la ripresa del progetto originario. Ieri, si è svolta cerimonia sui resti della Diga. Si legge in una nota del Comitato pro Diga: "Il 16 agosto ricorreva l’anniversario della sospensione dei lavori della Diga di Vetto, una data che pose fine alle speranze di sviluppo dell’intera Valle dell’Enza, ma il colpo di grazia a questa Valle qualcuno lo sta dando ora proponendo uno Studio di Fattibilità di un potenziale invaso sull’Enza; non si dice di adeguare il progetto appaltato e iniziato, ma si dice di ripartire dalle prime lettere dell’alfabeto, come se gli studi e progetti eseguiti in 160 anni sulla Valle dell’Enza, purtroppo senza giungere ad una realizzazione, non fossero mai esistiti". In questa occasione il Comitato Promotore e gli Amici del Comitato si sono ritrovati sui resti della diga. A commemorare questa sospensione erano presenti l’on. Benedetta Fiorini, i Consiglieri regionali Marco Mastacchi, Gabriele Delmonte e Maura Catellani, oltre al Sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti. Il Presidente del Comitato, Lino Franzini e l’imprenditore Luciano Catellani, hanno fatto presente che lo "Studio di Fattibilità è un mezzo per non decidere nulla; qualcuno vuole prendersi alcuni anni e alcuni milioni di Euro per poi decidere se fare o non fare, e cosa fare. Della diga di Vetto abbiamo già tutto pronto, basta adeguarsi al Progetto Marcello e ripartire immediatamente con i lavori. A lavori ultimati si potrà decidere quanti milioni di metri cubi invasare, come fatto in Umbria con la diga di Casanuova di 224 milioni di metri cubi, inaugurata nel 2021. A fronte dei maggiori fabbisogni idrici e a fronte dei cambiamenti climatici, qualcuno ha il coraggio di proporre un invaso da 27 a 50 milioni di metri cubi, ciò comporta una nuova progettazione e un allungamento dei tempi di oltre dieci anni". Questi e tanti altri interrogativi si pongono Franzini e Catellani assieme agli altri sostenitori della Diga di Vetto che realizzata in quel modo non serve e non porta turismo alla montagna. "Ci auguriamo che l’on. Fiorini faccia capire a chi amministra questa Regione che l’acqua serve oggi e non tra 20 anni. Basta volerlo. L’ultimo dei problemi dell’Emilia Romagna dovrebbe essere quello idrico: dalla dorsale appenninica scendono centinaia di torrenti che portano a valle miliardi di mc di acqua, basterebbe invasarne una minima parte per risolvere tutti i problemi idrici".

Settimo Baisi