Reggio Emilia, truffe e furti per un milione di euro: 16 arresti

Operazione Ghost: 48 gli indagati nell'indagine condotta dai carabinieri. Oltre 300 colpi tra furti e truffe commesse in tutta Italia

Operazione Ghost a Reggio Emilia: scoperti oltre 300 furti e truffe

Operazione Ghost a Reggio Emilia: scoperti oltre 300 furti e truffe

Reggio Emilia, 16 giugno 2022 - Debellato un giro d’affari fraudolento da oltre un milione di euro: 16 persone arrestate, 48 persone indagate ritenute responsabili di oltre 300 colpi tra furti e truffe commesse in tutta Italia. Sono i numeri di Ghost, l’indagine condotta con il coordinamento della Procura reggiana dai carabinieri della stazione di San Polo d’Enza (Reggio Emilia) presentato oggi pomeriggio alla presenza del nuovo procuratore capo Calogero Gaetano Paci.

Il nome ghost (fantasma) deriva dalla difficoltà avuta dagli inquirenti nell’identificare gli autori materiali dei vari colpi, veri e propri fantasmi grazie soprattutto a prestanome che, dietro compenso, attivavano carte PostePay che i malfattori utilizzavano successivamente per la commissione di centinaia di truffe, utilizzi indebiti e riciclaggi.

Sono in complesso 13 persone sottoposte alla custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari, uno sottoposto all’obbligo di firma. Mentre sono stati 55 i delitti di "furto aggravato" compiuti prevalentemente nella provincia di Reggio Emilia scoperti, 212 delitti di "truffa aggravata" compiuti in tutta Italia scoperti, 448 capi di imputazione complessivamente contestati agli indagati, 6 redditi di cittadinanza per i quali è stata richiesta la sospensione all’Autorità Giudiziaria, 900.000 record di traffico telefonico analizzato e un milione di euro la stima del volume degli illeciti affari stimato e introitato in meno di un anno (tra luglio 2018 e aprile 2019).

Le modalità della truffa erano due: la prima online prevedeva falsi annunci di vendita di prodotti o di affitto di case-vacanza, attraverso i quali inducevano la vittima interessata all'affare a versare del denaro per pagare un acconto mediante ricarica a favore di una carta PostePay in uso al banda, rendendosi in seguito irreperibili.

Nella seconda contattavano inserzionisti che avevano pubblicato online annunci di vendita, fingendosi interessati all'acquisto inducendoli telefonicamente e in maniera fraudolenta a eseguire presso vari sportelli ATM operazioni di ricarica di carte PostePay i facendo loro credere di ricevere il pagamento della merce posta in vendita mentre in realtà prelevano i soldi.