Tutti indagati per istigazione a delinquere

La procura apre l’inchiesta sul concerto pro Br all’Arci Tunnel. Nei guai la band e iI presidente del circolo: "Solo perché sono comunista"

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di Daniele Petrone

Indagati. Il presidente del circolo Arci ‘Il Tunnel’, Marco Vicini e la band ‘P38 – La Gang’ sono accusati, in concorso, di istigazione a delinquere per il concerto rievocante le Brigate Rosse – con tanto di bandiera affissa sul palco – che si è svolto lo scorso primo maggio nello storico locale di via del Chionso. Gli avvisi di garanzia sono stati spediti ieri dalla Procura di Reggio dopo un’inchiesta lampo (comunque non ancora chiusa) da parte della Digos.

Ancora da identificare però – e gli inquirenti stanno lavorando per questo – gli ignoti componenti del gruppo musicale visto che si esibiscono da sempre con il volto travisato da un passamontagna bianco e si fanno chiamare solo coi nomi d’arte. Mentre Vicini sarà interrogato martedì in Questura (dove ci sarà anche un presidio in sua solidarietà, di cui approfondiamo a lato), mentre sulla sua pagina facebook conferma di essere indagato con un breve commento sarcastico: "A essere denunciato per dei concerti c’ero anche abbastanza abituato, ma per istigazione a delinquere? Immagino siano arrivati avvisi di garanzia anche ai legali rappresentanti di Spotify e YouTube. Ah no, quelli non sono comunisti…". Un’ipotesi di reato pesantissima. Si tratta dell’articolo 414 del codice penale, che al suo interno – nel comma 4 – contiene anche l’aggravante dell’apologia. Ancora tutta da accertare e contestare eventualmente. Dopo la bufera scatenatasi nei giorni scorsi, attorno a coloro che si definiscono ‘trapper brigatisti’ la terra comincia a bruciare.

A Pescara infatti – dove si erano esibiti lo scorso 25 aprile in un altro circolo Arci per l’occasione della Festa della Liberazione, con le stesse modalità e testi – la Digos del capoluogo adriatico li ha denunciati proprio per apologia di reato.

Con la direzione centrale Anticrimine della polizia che sta lavorando per dare loro un vero nome e cognome, ma soprattutto un volto. E le polemiche impazzano anche a Bologna, dove hanno cantato il 22 aprile, all’ex centrale; uno spazio dato in concessione dal Comune che sta seriamente pensando di revocare. Una vicenda che è arrivata presto alla ribalta nazionale con condanne bipartisan dal mondo politico e annunci di esposti in Procura, interrogazioni in Regione e Parlamento.

Mentre lunedì mattina al Quirinale, in occasione dell’anniversario del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro nel baule della Renault rossa (simbolo utilizzato come immagine di copertina dalla band) è prevista la giornata dedicata alle vittime del terrorismo. Davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, parlerà Bruno D’Alfonso – uno dei tre figli di Giovanni, il carabiniere abruzzese ucciso dalle Br il 5 giugno del ’75 durante uno scontro a fuoco ad Acqui Terme per la liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia – in rappresentanza dell’associazione dei familiari. "Farò riferimento alla vicenda – ha detto a Il Messaggero – affinché si capisca che certe provocazioni sono molto pericolose e suonano come uno sfregio".