Ubriaca alla guida, dà il nome della coinquilina. Condannata per calunnia

Per l'amica è iniziato un incubo burocratico: dopo cinque anni le è stata sospesa la patente

La polizia durante un controllo (Foto di repertorio)

La polizia durante un controllo (Foto di repertorio)

Bologna, 8 ottobre 2018 - È una vicenda kafkiana quella che vede protagonista una giovane reggiana, vittima per due volte di paradossi: prima il raggiro da parte dell’ex coinquilina che ha fornito i suoi dati in un controllo di polizia in cui era ubriaca al volante; poi gli inghippi burocratici, che dopo quattro anni le hanno fatto recapitare una sospensione della patente a causa di quello scambio di persona.

Tutto comincia nel 2013 quando Alessia Tundo, ballerina bolognese oggi 33enne, viene fermata da una pattuglia all’uscita di una discoteca di Bologna. La giovane è senza patente (le era già stata ritirata), senza documenti e con un tasso alcolemico quasi quattro volte oltre la soglia. «A quel punto, dichiara di chiamarsi come la sua coinquilina. E i poliziotti verbalizzano», spiega l’avvocato Federico Mosti, che ha seguito la vicenda. «Parte così la notizia di reato alla procura, anche se la prefettura non notifica alla mia assistita l’ordinanza di sospensione cautelare – prosegue il legale –. Casualmente nell’aprile 2014 le viene notificata una contravvenzione per non aver presentato il documento di guida». E da lì si scopre l’enorme raggiro.

La giovane si rivolge all’avvocato, che fa ricorso contro la multa (e lo vince) e presenta una querela per calunnia nei confronti della bolognese e del fidanzato (che quella sera era in auto con lei e aveva confermato alla polizia quelle generalità). Il pm Beatrice Ronchi svolge le indagini e chiede per i due il rinvio a giudizio per calunnia, guida in stato di ebbrezza e scambio di persona. La Tundo nel 2017 viene condannata in primo grado in abbreviato (il procedimento è pendente in Appello), il fidanzato dovrà presentarsi presto davanti al giudice.

L’incubo sembra finito. Non è così. A fine maggio – quasi cinque anni dopo la bravata – arriva per la reggiana una nuova doccia fredda: un decreto di sospensione della patente per due anni «per guida in stato di di ebbrezza», per il decreto penale da cui è nato il procedimento per calunnia. La 36enne, nel frattempo tornata a Reggio e diventata madre, torna sconvolta dall’avvocato.

Il vorticoso groviglio di incartamenti, nei giorni scorsi, avrebbe trovato un primo esito positivo: la prefettura – dopo l’ennesimo ricorso dell’avvocato Mosti – ha sospeso il provvedimento. La reggiana, intanto, potrà continuare a guidare.