ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Un calcio in faccia e poi il pugno fatale: "Ecco come è stato ucciso il nostro amico"

In viale IV Novembre c’è una comunità di senza tetto che si spalleggia "Dormivamo assieme al binario 1. Singh era tranquillo, l’altro invece no".

Un calcio in faccia e poi il pugno fatale: "Ecco come è stato ucciso il nostro amico"

Un calcio in faccia e poi il pugno fatale: "Ecco come è stato ucciso il nostro amico"

"Singh beveva un po’ troppo, ma non dava fastidio a nessuno. Quell’altro, invece, era fuori di testa...". Due uomini sono seduti per terra sotto i portici di viale IV Novembre, all’ingresso di un negozio: è da qui che, nel pomeriggio del 22 ottobre, hanno assistito all’aggressione che, dopo ventidue giorni di agonia, ha causato la morte dell’amico con cui condividevano la vita di strada e di notte il tetto di fortuna in stazione ferroviaria, dormendo insieme accanto al binario 1.

Nel pomeriggio di quella domenica, intorno alle 15.30, carabinieri e soccorritori erano accorsi in viale IV Novembre per una lite tra due uomini: dalle prime ricostruzioni risultava che uno di loro, italiano, aveva spinto a terra un indiano che, cadendo all’indietro, ha battuto la testa sul pavimento sotto i portici. Lo straniero ha subito un forte trauma alla testa, che gli ha causato un ematoma subdurale, cioè un versamento di sangue tra le meningi: andato in coma, non si è più ripreso ed è venuto a mancare lunedì nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria Nuova.

Per la vicenda che ha visto come vittima Singh Sukhninder, indiano nato nel 1979, senza fissa dimora, l’iniziale ipotesi di reato di lesioni si è aggravata: ora il pubblico ministero Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta, l’ha tramutata in omicidio preterintenzionale. L’indagato si chiama Adinamo Bonaccorsi, ha 49 anni, è originario di Napoli e per un periodo ha vissuto a Sant’Ilario. Oltre alla vittima, i senzatetto della stazione conoscono pure lui perché frequentava la zona e appariva talvolta allo sbando. Si dicono "sconvolti" dalla morte di colui che definiscono "il nostro amico di piazzale Marconi": "Quel giorno Singh era seduto per terra, all’ingresso di un negozio in viale IV Novembre, accanto a noi. Con lui c’erano altri due indiani. ‘Dino’ è arrivato dal centro, ubriaco, e gli ha dato un calcio in faccia. Gli amici di Singh gli hanno chiesto: ‘Perché fai così?’. Intanto l’indiano, che era un po’ brillo, si è alzato, rimanendo però tranquillo. L’italiano ha detto ‘Vi spacco la faccia, indiani di m.’, e poi ha dato a Singh un pugno in faccia. L’ho visto cadere per terra battendo la testa all’indietro e rimanere esanime. Non abbiamo capito neppure perché lo abbia colpito".

Poi sono scattati i soccorsi: "Un uomo in moto si è fermato e lo ha rianimato per dieci minuti". Un amico indiano, senzatetto pure lui, "gli ha tastato il polso", racconta un terzo testimone. "Poi sono arrivate ambulanza e automedica. Singh ha ricominciato a respirare, poi lo hanno portato via. Da allora non avevamo più saputo nulla...". Persone che lavorano in zona riferiscono che dapprima Bonaccorsi si era allontanato e che poi, "dopo un’ora", è tornato in viale IV Novembre, dov’è stato visto parlare coi carabinieri.

Sukhninder, che era solito rifornirsi di alcolici nei negozi del quartiere, "passava molto tempo per strada", da più di un anno: "Era spesso ubriaco, ma non è mai stato molesto". Pure Bonaccorsi veniva visto bere un po' troppo: "Però a differenza dell’altro aveva un atteggiamento più sbruffone e tendeva a prendersela coi più deboli". La vittima aveva raccontato ai suoi amici della stazione di avere una figlia di due anni in India: "Mi aveva detto che sarebbe dovuto tornare là il 10 novembre. E invece...".