"Un miracolo, un’impresa da supereroi"

Gregorio Paltrinieri racconta come ha conquistato un’inattesa medaglia d’argento: "Non avrei scommesso un euro, ho puntato sul cuore"

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Un’impresa di cuore e di fiato, quella di Gregorio Paltrinieri, che di sportivo ha solo il contorno, anche nelle sue parole raggianti a fine gara: "Un miracolo, una medaglia ancora più bella". Intende più bella di quella di Rio?

"A Rio dovevo vincere, qui ero senza aspettative e alla fine me la sono goduta, anche se in tutti i giorni precedenti avevo sensazioni negative".

Lo avevamo visto in batteria. Poi?

"Ho detto ‘sono dentro per miracolo, me la gioco’ e poi mi ritrovo a nuotare in 7’42“, un’impresa da supereroi".

Tutti credevano che Romanchuk e Wellbrock la sarebbero venuti a prendere, dopo quell’inizio portentoso...

"Sapevo che sarebbero arrivati, come in tutte le gare in cui parto forte. Ho tenuto duro, nell’ultima vasca non li vedevo nemmeno perché respiravo dall’altra parte, ho messo la testa giù e ho dato tutto".

Giocando anche di tattica con l’ultima corsia?

"La corsia 8 è stata una fortuna non cercata e l’ho sfruttata, non volevo nessuno addosso".

Come è scattata la scintilla? "Un mio amico mi ha scritto che queste gare si risolvono col cuore e con pochi ragionamenti. Così ho fatto. La malattia mi ha costretto a improvvisare, a mettere davvero il cuore dentro le corsie".

Due mesi fa si preparava a tre ori?

"Non lo so, ma stavo benissimo, nuotavo in maniera facile".

Poi la malattia?

"La mononucleosi ha sgretolato le certezze e non sapevo quanto sarebbe durata: le conseguenze possono protrarsi per mesi".

Pensava di non farcela?

"Anche due ore prima della gara non avrei messo un euro sulla mia medaglia".

Come ha ricominciato, dopo i giorni di malattia?

"Dal basso, allenandomi con le ragazze senza mai mollare, grazie all’aiuto di chi mi è stato vicino".

Di chi parla?

"La mia famiglia, i miei amici, Fabrizio (Antonelli, l’allenatore ndr). Mi hanno fatto capire che quello che ho dentro vale più di una malattia. Così ho sempre pensato di venire qua e giocarmela".

I suoi genitori sono stati importanti?

"Sono venuti a trovarmi a Piombino nel momento in cui stavo peggio, avevo le placche in gola, non riuscivo a muovermi dal letto. Mi hanno sempre detto di avere fiducia nelle mie doti, sono stati indispensabili".

I 1500 e la 10 km come andranno?

"Devo mantenere questa voglia e questa determinazione, tutto può cambiare in un secondo e non voglio perdere questa scintilla. Col risultato di oggi le aspettative aumentano".

La Biles ha aperto una questione importante, su emotività e pressione. Lei che ne pensa?

"È stato bello vivere una sensazione diversa con gli altri favoriti, non io. Quando ho letto le dichiarazioni della Biles mi ci sono ritrovato, alle scorse Olimpiadi mi sono sentito così e non le ho godute. In fondo è sport, dovremmo solo divertirci".

Alessandro Trebbi