
Una canzone per Saman. I versi del brigadiere Lai: "Contro tutti i femminicidi"
Reggio Emilia, 21 giugno 2025 – Ha avuto la foto del suo volto davanti agli occhi per settimane; quella che ha dovuto inserire nel sistema di ricerca italiano: Saman Abbas, 18 anni, scomparsa a maggio del 2021 da Novellara. Per lei, e per tutte le donne uccise da mani che stringono non per amore, ma per possesso, l’ex brigadiere capo Marco Lai, in servizio al nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Reggio Emilia, che seguì le indagini nel ruolo di addetto ai rilievi tecnico-scientifici, ha scritto una canzone.

Lai, come mai proprio su questo caso di cronaca?
"Mi ha colpito molto. Le parole di una canzone non nascono per caso. Quando scrivi qualcosa che ti viene dal pugno, quella è verità. E questa storia è stata devastante: una ragazza che voleva vivere in libertà, vivere all’occidentale, truccarsi, essere libera. La sua famiglia non accettava questo. Non accettava il fatto che lei potesse sposare chi volesse. E alla fine, con la complicità di zio e cugini, è stata strangolata e interrata. Non trova spiegazioni. Questo mi ha colpito profondamente: privare una persona della libertà in modo così freddo, lucido è disumano".
Perché una canzone, e non un libro o un documentario?
"Perché io non sono uno scrittore, sono un autore di canzoni. E credo che la musica sia uno dei veicoli più potenti per comunicare. Le canzoni restano. Un libro lo leggi una volta, una canzone può diventare un evergreen. Rimane nel tempo".
Quindi pensa che la canzone possa diventare anche un simbolo? Di indipendenza, femminismo, resistenza.
"Nella canzone non faccio mai il nome ‘Saman’, ma il messaggio è chiaro. È una storia che parla di tante altre storie. Di ragazze uccise, di libertà negate. ‘Il rosso è il colore dell’amore, ma anche del dolore’, è una frase della canzone e si riferisce proprio al fatto che molte donne, per il possesso, sono morte. Il rosso dell’amore diventa quello del sangue. E poi quando dico ‘tra le rondini e il gelo vola più in alto di un aereo’, quella è una frase potente, piena di significato".
C’è una frase nella canzone che racchiude il messaggio?
"Sì. L’ultima strofa dice ‘Ora sei rinata davvero’. È un riferimento al mistero della resurrezione. Io sono cattolico, credo nella vita oltre la morte. Il mistero è questo: la vita che vince sulla morte. Le canzoni devono saper sintetizzare grandi concetti in poche parole, e quella frase racchiude tutto. Non è solo dolore, è anche speranza. Liberazione".
Cosa le è rimasto impresso di quei momenti?
"Ricordo il sopralluogo nella casa. Cercavamo lo zainetto di Saman. Lo notammo nei filmati delle videocamere: usciva di casa con quello sulle spalle. Poi, in un altro video, osservammo il padre rientrare con qualcosa che ci assomigliava. Quello è stato uno dei primi campanelli d’allarme. Abbiamo cercato tracce, abiti, scarpe, ma lo zaino non è stato mai trovato. E mi è rimasto impresso un dettaglio: la cover rosa del cellulare con i cuoricini, che cito nella canzone. Da lì si capisce che era una ragazza che voleva amare, vivere. Quella cover parlava di sogni, di adolescenza, di libertà".
La canzone è stata scritta con Marco Baroni.
"Ci conosciamo da vent’anni, lo stimo molto. Ci siamo incontrati su un palco a Comacchio: lui usciva da Sanremo, io avevo appena inciso ‘Mister’, la canzone su Nassiriya. Da allora collaboriamo sempre. Ogni lunedì ci troviamo a casa mia, chitarra in mano, e componiamo. Qui, Marco ha curato la parte musicale, io quella testuale. La canzone è quasi pronta, qualche ultima modifica. L’idea è pubblicarla in un disco, forse entro l’estate. Vorrei veicolarla il più possibile, perché credo in quello che ho scritto".
Rivivere quei momenti l’ha emozionata?
"Ho scritto la canzone con un nodo alla gola. Ho davanti agli occhi ancora la sua foto: la stessa che ho dovuto inserire nelle ricerche. È impossibile dimenticare. La musica è un veicolo potentissimo. Fabrizio De André, con la canzone ‘Marinella’, raccontava un femminicidio".