Una ’foresta’ sulla ciclabile "Così si uccide il turismo"

Pista lungo il Crostolo, la segnalazione di un dirigente di una società sportiva "E’ in stato di abbandono. Chi è diretto a Reggio costretto a tornare indietro"

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A cosa servono piste ciclopedonali segnalate su tutti i percorsi turistici se poi le stesse piste non sono praticabili? Se lo chiede Gianluca Violetti, appassionato di bicicletta, dirigente di una società ciclisica, che segnala come un tratto di pista di recente realizzata sull’argine del torrente Crostolo, in territorio di Cadelbosco Sopra, non è stato oggetto di manutenzione e pulizia, con le erbacce che di fatto impediscono il transito dei ciclisti. "Questo bellissimo tratto – dice Violetti – rientra nel percorso ciclabile che da Vezzano sul Crostolo arriva a Guastalla, denominato ciclabile del Po, con la possibilità per tutti i cicloamatori di conoscere la città capoluogo ma anche i vari paesi della Bassa reggiana, che tanto possono offrire ai visitatori. Purtroppo, questo tratto non è percorribile perché le erbacce sono cresciute un po’ troppo. Nei giorni scorsi ho incontrato tre turisti tedeschi in bicicletta che stavano seguendo la Chioggia-Pavia lungo il Po. Raggiunta Guastalla, volevano visitare Reggio, ma sono dovuti tornare indietro. Non so a chi compete la manutenzione, ma costruire una ciclabile e poi non considerarla come risorsa lo considero un gran spreco di denaro e una cattiva immagine della tutela del territorio. Per non parlare del tratto dal vecchio ponte del Crostolo che segue parallelo a via dell’Oldo. Qui hanno iniziato la pista mettendo la ghiaia, ma raggiunto il cavo Modolena ci si è fermati perché manca il collegamento con la ciclovia proveniente da Reggio. In parole povere… hanno sbagliato argine". Antonio Lecci