Una riga sull’asfalto ed ecco la pista ciclabile

Reggio primeggia in Italia per l’estensione dei percorsi riservati alle bici. Ma molti tratti sono pericolosi, altri addirittura impraticabili

Migration

Reggio è la città con il più alto numero di metri di piste ciclabili per abitante. Secondo lo studio ‘Ecosistema urbano’ di Legambiente, Reggio vanta 46,5 metri di piste ogni cento abitanti. Un primato assoluto destinato a rimanere tale per molto tempo ancora, visto che la seconda in classifica, Cremona, è staccata di 10 metri100 abitanti. La seconda città dell’Emilia -Romagna dopo Reggio è Modena, al 14° posto e lontanissima coi suoi 20,7 metri.

******

La città delle mille piste ciclabili. Alcune con un senso, altre meno. Alcune che paiono buttate a caso, altre, invece, con un suo senso logico. Alcune sicure, altre molto meno. Alcune di loro appaiono come un fenomeno ‘carsico’: ci sono, ma poi, improvvisamente, si inabissano, salvo poi riapparire qualche metro più in là.

Problema sicurezza e decoro urbano, si mixano in questo breve viaggio in tre puntate. Via Benedetto Croce. Per tutta la sua lunghezza, in via Benedetto Croce, la ciclabile è un misto tra marciapiedi che costeggiano la via, che si allargano e si restringono a seconda dello spazio consentito dalla carreggiata. La questione si fa interessante quando si supera via Luxemburg e ci si dirige verso Via Martiri di Cervarolo. Qui si crea una situazione ‘kafkiana’: con un’ampia pista ciclabile a due corsie su un lato della strada e dall’altro un marciapiede ampio e spazioso con a fianco, però, tratteggiata sulla strada, in entrambi i sensi di marcia, un’altra pista ciclabile in formato ridotto. Nessun ciclista o jogger usa quella sulla strada, salvo un piccolo tratto dopo via Manenti verso via Martiri di Cervarolo. Lì, la pista ciclabile parallela alla strada termina, e si è obbligati a percorrere un piccolo tratto dove lo spazio per le biciclette è di pochi centimetri. Tutto segnalato, sia chiaro, ma può succedere che magari nell’orario di punta (e via Benedetto Croce è notoriamente molto trafficata) vi sia il camion della nettezza urbana che scarichi i bidoni della spazzatura posti sulla strada, un’auto dietro di lui scarti all’improvviso per superare, con quella che arriva in senso inverso che deve fare altrettanto verso l’esigua pista ciclabile. Cosa succederebbe se un jogger o un ciclista si trovasse li per caso? Meglio non pensarci…

Viale Piero Fornaciari. Il famigerato ponte sul Crostolo, chiuso ormai da un bel po’ di mesi. Si tratta della ciclabilepasseggiata che costeggia una via ad alto scorrimento. Tutt’attorno si diramano, come mille rivoli, le varie piste ciclabili utilizzate sia dai ciclisti che dai pedoni per correre o fare lunghe passeggiate. Senonché succede che il ponte che va attraversato per immettersi nei percorsi del Parco delle Caprette, nei pressi della rotonda dove via Fornaciari si interseca con la Statale 63, è interrotto: due transenne alle estremità fanno sì che chi volesse compiere quel tratto di strada, lo debba fare ‘di qua’ dal guard rail, con le auto ed i camion che sfrecciano ad altissima velocità a pochi metri. Perché? La foto è emblematica: un tratto di asfalto sul ponte è letteralmente franato… ed è così da tanti, troppi, mesi.

Via Matteotti. E la grande visione ‘in chiaroscuro’, di una buona pista ciclabile che si contrappone a una il cui senso stenta effettivamente ad emergere. Mentre la segnaletica rossogranata di Piazza del Tricolore inizia a mostrare i segni del tempo, sui due lati di via Matteotti va in scena, sostanzialmente, un ‘ossimoro’. Da un lato, quello del parco pubblico, abbiamo una pista ciclabile tracciata sull’asfalto ma visibile e spaziosa. Dal lato opposto, quella direttamente sotto la tribuna principale dello Stadio Mirabello abbiamo due righe gialle tracciate su un tripudio di cubetti di porfido per lo più divelti nella maggior parte (lascito, probabilmente, del tempo e dei lavori stradali svolti nell’estate). Qui il pedone o il ciclista deve essere molto concentrato a slalomeggiare fra buche e cubetti disconnessi, perché il rischio caduta è dietro l’angolo. Una prova di abilità di cui si farebbe volentieri a meno.

Nicola Bonafini