"Variante delta inevitabile, prepariamoci"

Massari (responsabile Malattie Infettive): "Sequenziamo poco in Italia. Probabilmente diventerà dominante. Ma i vaccini funzionano"

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Per il dottor Marco Massari, direttore del reparto malattie infettive del Santa Maria Nuova, l’arrivo della variante delta, altrimenti detta variante indiana, è una consapevolezza di cui tener conto. Senza quindi lasciarsi ‘ingannare’ dalla zona bianca o dal crollo dei casi giornalieri - quelli segnalati ieri nel Reggiano sono 4, tutti sintomatici e ricondotti a focolai noti (niente decessi né nuovi ricoveri in intensiva).

Dottor Massari, nel nostro territorio sono già stati riconosciuti casi di variante delta?

"In tutta la regione parliamo di non più di 10 casi, nella nostra provincia nessuno finora, su quasi 180 sequenziamenti. Va detto tuttavia che, in Italia, sequenziamo meno rispetto all’Inghilterra, quindi i numeri di oggi potrebbero essere una sottostima".

Il fatto che si presenti una nuova variante, percò, è inevitabile.

"E’ l’evoluzione naturale del virus. Abbiamo assistito, in un anno e mezzo, a una selezione varianti virali sempre più contagiose, ciascuna con un 50-60% di contagiosità in più rispetto alla precedente. E’ probabile che nel giro alcune settimane la delta diventi la variante prevalente, considerato anche che ci sarà del movimento in estate, con meno restrizioni e più spostamenti anche all’estero".

C’è da preoccuparsi?

"No, penso che si debba rimanere solo attenti e prudenti, senza tralasciare il sistema di tracciamento e continuando a sequenziare il più possibile. La cosa importante è che la variante delta non ‘scappi di mano’ e che, più in generale, non si selezionino ceppi che possono sfuggire alla copertura delle vaccinazioni".

L’utilità della campagna vaccinale in corso è a rischio?

"Fortunatamente i vaccini che stiamo usando si stanno dimostrando efficaci anche contro la variante delta, AstraZeneca e Pfizer riescono a prevenire l’ospedalizzazione in più del 90% dei casi. Con l’immunizzazione della popolazione, individuale o per mezzo delle vaccinazioni, oltre alla capacità del virus di adattarsi, può essere che più avanti ci sia un calo progressivo dell’intensità e gravità di casi Covid. Bisogna però tener conto dell’imprevedibile".

L’immunità di gregge è vicina?

"In regione solo il 28% della popolazione è immunizzata con doppia dose, il 54% ha ricevuto la prima (gli stessi dati all’incirca valgono per la nostra provincia, ndr). Questa variante, senza dubbio, ha dimostrato che una sola dose protegge poco, non più del 30%. Stando ai dati che abbiamo ora però, siamo ancora lontani dall’immunità di gregge, sempre che sia raggiungibile effettivamente, ed è per questo che non devono esserci ‘intoppi’ con la campagna vaccinale".

Giulia Beneventi