"Vi racconto mio fratello vescovo" Affetti, viaggi e radici di Morandi

Filippo Morandi è il minore della famiglia: "Giacomo è stato il primo a uscire di casa, sono cresciuto alla sua ombra. La sua vocazione è stata chiara, netta, limpida. In Palestina è scampato a vari attentati"

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"Adesso che dal Vaticano si trasferisce a Reggio Emilia, sarà più facile ogni tanto poterlo rivedere: Modena è molto vicina e qui ci sono le sue origini". Filippo, fratello minore di monsignor Giacomo Morandi, accoglie con gioia la notizia della sua nomina a vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla. E ricorda che la sua famiglia ha origini reggiane da parte di nonna, quasi che fosse un segno premonitore.

Qual è il rapporto con suo fratello?

"Io sono più piccolo di Giacomo di 8 anni, ma siamo stati sempre molto vicini. Lui è stato il primo a uscire di casa: quando è entrato in seminario io avevo 6 anni. Sono cresciuto un po’ alla sua ombra tanto che in seminario mi sentivo come a casa. Vi svelo una curiosità sul nostro legame: la sua elezione a vescovo è stata comunicata il giorno del mio compleanno – il 18 luglio – mentre l’ordinazione episcopale è avvenuta il 30 settembre, anniversario del mio battesimo. La nostra è una vita intrecciata".

Come descriverebbe la sua vocazione?

"C’è una frase che nostro fratello Emanuele - morto qualche anno fa - amava dire: ‘il Signore ha pensato a Giacomo come a un prete’. Quella è sempre stata la sua strada, da 14 anni in avanti. Ha avuto una vocazione senza tentennamenti, chiara, netta e limpida. Immagino che nel suo cammino abbia avuto anche interrogativi, ma l’ho sempre visto affrontarli con solarità, fin da quando ha pensato alla sua chiamata di mettersi al servizio della Chiesa e degli altri come pastore".

E in famiglia come avete reagito alla scelta di farsi prete?

"Siamo una famiglia molto religiosa perciò la sua decisione l’abbiamo vissuta come un dono che il Signore ci stava facendo. Io sono diacono. Quando il parroco mi contattò per chiedermi la disponibilità, inizialmente ho reagito con sospetto ma poi l’ho vissuto come un percorso di approfondimento che si è innestato proficuamente nel mio matrimonio. In questo cammino sono certo che l’esempio di Giacomo abbia influito".

Monsignor Morandi è stato spesso lontano da casa...

"Sì, dopo gli studi a Modena e a Reggio Emilia, ha perfezionato la sua formazione al Pontificio Istituto Biblico di Roma per quattro anni, specializzandosi in Sacra Scrittura. Poi è stato mandato in Israele per un anno: ricordo che è stata per lui un’esperienza molto intensa, durante la quale ha vissuto anche momenti di prova. A Gerusalemme è scampato a diversi attentati e ha toccato con mano la situazione dolorosa di quella regione. Ma ha collaborato con i francescani ed è diventato guida della Terra Santa, conservando quindi di quel periodo un ricordo molto bello".

Può parlarci del suo incarico di segretario della Congregazione per la dottrina della fede?

"Sicuramente si tratta di un incarico faticoso a causa del duro lavoro richiesto. Ma questa è stata un’esperienza molto arricchente per mio fratello: un’occasione per approfondire le problematiche della Chiesa universale e non solo diocesana, per conoscere aspetti, culture e modalità con cui la Chiesa è presente nel mondo. Un lavoro intenso, come dicevo, ma che è stato per lui un ulteriore passo nel suo cammino di sacerdote".

Cosa augura a suo fratello per questo nuovo impegno?

"In famiglia siamo tutti molto contenti. A Reggio ha trascorso tanti anni come studente e come insegnante e ora potrà ritrovare tanti giovani sacerdoti. Tornare in mezzo alla gente è una grazia che il Signore gli concede. Mi auguro che sia assistito nelle preghiere dai reggiani e anche dai modenesi. E chissà che non impari anche a fumare un po’ meno il suo amato sigaro!".

Paolo Tomassone