Via Luxemburg, altre 30 villette da costruire

Il Tar smentisce il Comune che aveva bloccato un piano edilizio da più di 15mila mq di fianco al Conad. E ora si potrà procedere

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di Stefano Chiossi

L’urbanizzazione dell’area verde in via Luxemburg potrebbe non essere conclusa. Perché oltre all’accordo con il Conad per il nuovo supermercato (recentemente inaugurato) il Comune aveva spacchettato la zona con altri soggetti interessati. Nello specifico Immobiliare Campani s.r.l – proprietaria di una specifica parte di terreno dal 1988 - e altri due soggetti privati (Il Borgo s.r.l. e Dal Re Claudio); gli stessi che ora hanno vinto un fondamentale ricorso al Tar per far valere il proprio diritto a realizzare almeno una trentina di villette a schiera, con il Comune uscito sconfitto.

E’ quanto emerge dalla sentenza del tribunale amministrativo di Parma, che getta nuove ombre sia sull’area verde di via Luxemburg, che sull’ormai noto Pug comunale (piano urbanistico generale) dove - lo ricordiamo – è prevista la drastica riduzione di consumo di suolo attraverso la cancellazione di 5,5 milioni di metri quadrati di aree urbanizzabili.

Ma per comprendere meglio la vicenda occorre andare con ordine. Provando ad addentrarsi nelle specifiche tecniche del contenzioso giudiziario.

Il Comune nel 2011 aveva avviato il cosiddetto Poc (piano operativo comunale) per nuovi insediamenti urbani nell’area di via Luxemburg. E con la prima approvazione datata 2013, l’area era stata divisa in due: una parte aveva come soggetto attuatore Conad Centro Nord per il già citato supermercato; l’altra vedeva protagonisti proprio l’Immobiliare Campani e i due privati, la cui istanza – presentata in ritardo – veniva catalogata come Pua (piano urbanistico attuativo).

Nel 2015 l’accordo per il Poc veniva ufficialmente sottoscritto tra il Comune e le due parti interessate. Fin qui, tutto come previsto.

Ma ad andare avanti nella realizzazione del proprio progetto è stato solo il Conad, mentre Campani e i due privati hanno subito l’inaspettata battuta d’arresto. Così si arriva a ottobre 2020, quando è partito il contenzioso legale. Per il Comune infatti a distanza di 5 anni dall’approvazione del Poc, gli attuali ricorrenti (Campani e i privati) avrebbero dovuto approvare anche il Pua. Cosa che invece – dopo un lungo iter istruttorio tra richieste e integrazioni visto la complessità del progetto – non era avvenuta.

Per l’amministrazione pertanto, basandosi su una specifica legge regionale, il procedimento era da annullare in quanto non concluso nei termini previsti. Ed è qui che i ricorrenti si sono rivolti al Tar. La sentenza però ha ribaltato il provvedimento comunale: secondo il tribunale, l’interpretazione della legge regionale era sbagliata; il Poc pertanto rimane efficace anche se c’è la sola presentazione del Pua, e non la relativa approvazione come invece aveva ribadito il Comune. Pertanto Campani e i privati possono andare avanti nella realizzazione del loro progetto.

L’opera edilizia non è ancora stata definita pienamente. Ma alcune linee guida sono già state tracciate.

L’area (superiore ai 15mila metri quadri) riguarderebbe sia una porzione a fianco del Conad in direzione Canali, sia la zona di fronte al Core (e quindi dietro il Conad stesso) al momento incontaminate.

Il progetto iniziale prevedeva oltre trenta villette a schiera, ed era stato individuato anche un soggetto interessato per la realizzazione di una nuova casa di riposo.

In ogni caso, come ribadito dai ricorrenti stessi, viene contestata la disparità di trattamento rispetto alla realizzazione del Conad. Ricordando come la stessa Campani dal 1988 abbia già speso oltre 2 milioni di euro solo per l’Imu. E che ora, forte del ricorso al Tar, sia assolutamente intenzionata a proseguire nel progetto originale.