Villa Levi diventa il parco dei diritti civili "Ma le aziende reggiane sono arretrate"

Ieri inaugurata la due giorni di Remilia Pride, presente anche il sindaco Vecchi e gli assessori Rabitti e De Franco. Il segretario della Cgil: "Diritto al lavoro, senza riconoscimenti per Lgbt+, oggi come oggi, non ha motivo di esistere"

Migration

Neanche il caldo atroce poteva fermare la grande voglia di diritti civili che ieri, è tornata a battere forte a Villa Levi, a cinque anni di distanza da un memorabile Gaypride svoltosi per le strade di Reggio Emilia e che raccolse oltre 17 mila persone.

Quello di quest’anno, è più intimo. In una location splendida, ma più raccolta, ma non meno significativo, anche per lo sforzo profuso dall’Arci Gay di Reggio nell’organizzarlo. Un evento, alla cui inaugurazione hanno partecipato anche alte cariche istituzionali. Prima fra tutti il sindaco, Luca Vecchi, che ha voluto citare l’articolo 3 della Costituzione: "Che è stata la nostra stella cometa in questi anni. La città, tutta, ha fatto la scelta di stare dalla parte della lunga marcia dei diritti civili".

Assieme al Primo Cittadino, erano presenti l’Assessore alle Pari Opportunità Annalisa Rabitti che ha esternato la "grande emozione che suscitano eventi come questi, a cui partecipo con un entusiasmo viscerale" e l’Assessore alla Partecipazione e volontaria Lanfranco de Franco che oltre a ringraziare gli organizzatori ha voluto annunciare, per la soddisfazione anche del presidente di Arci Gay Reggio, Alberto Nicolini che ha fatto gli onori di casa, in cui sottolinea come in autunno potranno partire i lavori perché la Casa dell’Accoglienza dedicata a Pier Vittorio Tondelli "E comunque, quel luogo vedrà la luce entro l’anno, vada come vada", ha esclamato lo stesso Nicolini.

Erano presenti anche i consiglieri regionali Federico Amico ("Reggio è convintamente dalla parte dei diritti"), e Roberta Mori ("C’è e ci sarà ancora bisogno dell’Arcobaleno. Basta vedere cosa è successo in Usa dopo la sentenza della Corte Suprema sull’aborto"). E dopo l’ufficialità si è passati alle riflessioni su temi alti.

Molto interessante quello moderato dallo stesso Alberto Nicolini incentrato su come è cambiata la Reggio dei diritti civili in questi cinque anni. Un ‘panel’ a cui hanno partecipato Fabiana Montanari, il presidente di Reggio Children Cristian Fabbi -che ha evidenziato come, nonostante il calo delle nascite, vi sia stato un boom di iscrizioni negli asili nido della città - Tony Andrew (referente gruppo migranti Lgbti+ Arcigay), Jacopo Vanzini (referente gruppo trans Arcigay Gioconda) e il segretario provinciale della Cgil Cristian Sesena che ha segnato la via del futuro del rapporto tra diritti sociali e civili: "Non possono essere disgiunti. Perché diritto al lavoro, senza diritti civili, oggi come oggi, non ha motivo di esistere. Reggio, in questo senso, si deve dare una mossa. In questi ultimi cinque anni, abbiamo visto come la cittadinanza si sia sempre più allontanata dai grandi temi sociali, politici, esistenziali. La prova? L’astensionismo. Bisogna invertire la rotta. Così come, è fondamentale, che, nel 2022, chi sta sul posto di lavoro lo possa fare sentendosi a proprio agio con la propria identità. Senza reprimerla, in ossequio ad un cliché, secondo cui, se un dipendente si conforma a certi desiderata, la sua qualità lavorativa aumenterebbe. Non è così. Anche in questo caso: bisogna cambiare marcia".

Parole pesanti, che hanno accompagnato i partecipanti al GayPride 2022 nella grande notte colorata di Villa Levi.

Nicola Bonafini