Vincenzo Russo, l’accademico che piangeva per Verdi

Il Covid si è portato via il professore emerito, grande appassionato di lirica

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Assiduo del Teatro Valli, dove non si perdeva un’opera, in particolare del suo amato Verdi, e precursore nella scoperta dell’importanza della razza bovina reggiana. Tutto questo era il professor Vincenzo Russo, che lunedì a 81 anni si è spento all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio, dov’era ricoverato da due settimane a causa del Covid.

Professore emerito dell’Università di Bologna, siciliano d’origine, ma ormai reggiano d’adozione, Russo è stato ricercatore e studioso di grande curiosità e lungimiranza. Fu uno dei primi a intuire l’influenza delle celebratissime vacche rosse, allora prossime all’estinzione, che devono alla sua attività la loro sopravvivenza, diffusione e fama. I suoi studi sono all’origine dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Reggiana, di cui è stato presidente della Commissione tecnica.

In oltre cinquant’anni di attività accademica e scientifica è stato uno dei protagonisti dello sviluppo delle scienze zootecniche a livello nazionale e internazionale.

Ordinario dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, ha insegnato a Parma (1963-1976), a Messina (1975-1977) e dal 1978 a Bologna, all’interno del cui ateneo ha ricoperto la carica di direttore dell’Istituto di Allevamenti Zootecnici (1977-1995) e di presidente del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali (1991-1999).

I suoi allievi ne ricordano la grandissima umanità, il rigoroso senso del dovere, il rispetto per gli studenti e i collaboratori con i quali ha sempre instaurato rapporti costruttivi, basati sul garbo e l’intelligenza.

I frequentatori del Teatro Valli lo ricorderanno come grande appassionato di musica e in particolare di Lirica, soprattutto di Verdi, quel ‘contadino tagliato alla buona’ sulle cui arie non era difficile vedere l’autorevole professore commuoversi fino alle lacrime.

la. f.