Violenza negli stadi, summit a Reggio Emilia. "Il Mapei è sicuro"

Il questore al convegno: "Dai calciatori servono più messaggi di condanna"

Il questore al convegno sulla sicurezza negli stadi (Artioli)

Il questore al convegno sulla sicurezza negli stadi (Artioli)

Reggio Emilia, 15 gennaio 2019 - «Lo stadio di Reggio è un modello. Non solo per le condizioni ottimali dell’impianto al suo interno, ma anche per la sua intelligente ubicazione». A fare i complimenti al Città del Tricolore-Mapei Stadium è il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ospite d’onore ieri mattina in città al convegno organizzato dal Sassuolo con la partnership fondamentale della questura di Reggio su «calcio e ordine pubblico, l’evoluzione della disciplina sulla sicurezza negli stadi». Per un giorno Reggio è stata capitale di un attualissimo dibattito. Gabrielli infatti, affrontando le complesse tematiche soprattutto alla luce dei fatti di Milano del 26 dicembre scorso, quando in occasione degli scontri fra tifoserie di Inter e Napoli ha perso la vita l’ultrà nerazzurro Daniele Belardinelli, ha sottolineato quanto sia «fondamentale adeguare gli impianti sportivi per renderli sicuri». Anche se – come ha detto Daniela Stradiotto, presidente dell’Onms, l’osservatorio nazionale manifestazioni sportive - «non bisogna mai abbassare la guardia», citando l’esempio del match del settembre scorso tra Sassuolo ed Empoli: «Quella neroverde è una tifoseria che non crea mai problemi perché formata per la maggior parte da famiglie, invece pochi imbecilli sono venuti a contatto con gli ultras toscani. Finché i costi della sicurezza da parte dei club verranno visti come oneri pesanti, resteremo sempre indietro così come sugli stadi a norma in Italia».

Da questo punto di vista lo stadio reggiano è però una garanzia. Come ha ricordato ad esempio il sindaco Luca Vecchi: «Abbiamo gestito benissimo grazie alla sinergia tra istituzioni e forze dell’ordine momenti difficili come l’arrivo della Stella Rossa di Belgrado». Anche per questo, come ha ricordato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini «è stato scelto assieme agli stadi di Bologna e Cesena per ospitare la fase finale dell’Europeo Under 21 la prossima estate. Evento che porterà un indotto tra i 50-70 milioni di euro». Plauso che è arrivato anche dal prefetto Maria Forte: «Il Sassuolo è una società modello che investe non solo in strutture, ma anche nell’educazione culturale dello sport».

Impossibile però non affrontare la questione scottante dell’eventualità di sospensione delle partite quando si verificano incidenti o episodi di matrice razzista. Se il sindaco Vecchi ha detto che «occorre collocare un’asticella sotto la quale bisogna fermarsi con coraggio», sia Gabrielli sia Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega allo sport hanno tirato il freno: «La decisione finale non può spettare né all’arbitro né alle squadre in campo, ma a chi gestisce l’ordine e la sicurezza pubblica. Interrompere anzitempo una partita può avere conseguenze sul deflusso di 50-60mila persone. Chiudere uno stadio è una sconfitta dello Stato nei confronti dei delinquenti», questo il leitmotiv che accomuna i loro pensieri.

Interessante infine il discorso del questore di Reggio, Antonio Sbordone, che va oltre: «La parola chiave è evoluzione. È evidente che bisogna cambiare marcia rispetto ai fatti di Milano. Occorre ridisegnare le competenze degli steward e mettere nelle condizioni le società di conoscere ad esempio chi è colpito da Daspo in modo da rafforzare il rapporto di collaborazione tra club – che devono essere più responsabili coi tifosi – e istituzioni. Credo inoltre che un messaggio di condanna lanciato dai calciatori nei confronti dei loro stessi ultras quando si rendono colpevoli di incresciosi fatti, potrebbe essere più efficace di un intervento di polizia. È una strada che invito a percorrere…».