Reggio Emilia, il violentatore pedofilo in libertà: "Voglio tornare ai domiciliari"

Ma non ha casa. Appello, tramite il legale, perché qualche associazione gli dia ospitalità. Centinaia di cittadini in serata alla manifestazione di protesta davanti al tribunale

Roberto Mirabile, presidente dell’associazione antipedofilia La Caramella Buona, parla al sit in

Roberto Mirabile, presidente dell’associazione antipedofilia La Caramella Buona, parla al sit in

Reggio Emilia, 24 agosto 2107 – Si dice disposto a tornare agli arresti domiciliari il 21enne pakistano arrestato la settimana scorsa dai carabinieri con l’accusa di aver violentato un minorenne disabile in un Comune della bassa reggiana il 10 luglio, e poi tornato in libertà dopo l’interrogatorio di garanzia nel corso del quale aveva confessato la violenza e al cui termine il gip Giovanni Ghini aveva disposto non la custodia in carcere ma l’obbligo di firma e il divieto di avvicinarsi alla sua vittima.

È l’avvocato del 21enne, Noris Bucchi, a rendere nota la volontà del suo assistito, «preso atto delle reazioni a seguito del provvedimento emesso dal Gip e in particolare alle molteplici manifestazioni di allarme sociale che l’attuale situazione ha determinato».

Il problema è che il pedofilo non ha casa e quindi, tramite il legale, lancia un appello: «È evidente che per poter attuare tale soluzione è necessaria la disponibilità di un alloggio e del titolare, proprietario o affittuario, ad ospitare il giovane». Il legale auspica quindi «la collaborazione, ovviamente in via riservata, di chiunque - associazioni benefiche, amministratori pubblici, privati cittadini ecc...- intenda attivarsi in tal senso».

Intanto, in serata, centinaia di cittadini hanno preso parte a davanti al tribunale alla manifestazione di protesta contro l’ordinanza del giudice. «Mi farebbe più piacere che il pedofilo chiedesse di stare in galera», ha commentato Roberto Mirabile, orgaizzatore del sit in e presidente dell’associazione antipedofilia La Caramella Buona.

Alla manifestazione silenziosa hanno preso parte circa trecento persone. «Abbiamo gente da fuori città, famiglie, sindacalisti di polizia, esponenti delle forze dell’ordine, esponenti della comunità islamica e rappresentanti politici senza simboli come loro avevamo chiesto». Non c’erano, a una prima occhiata, esponenti di centrosinistra, ma di Fratelli d’Italia e M5s.

«Vogliamo che la giustizia con la G maiuscola torni nella nostra vita quotidiana, altrimenti andremo verso lo sfacelo. Una giustizia che nella sua discrezionalità che siamo tenuti a rispettare non tiene conto del dolore di un bambino che gli rimarrà per tutta la vita e non tiene conto della pericolosità di un pedofilo reo confesso: non può stare libero in mezzo ai bambini».