Violenze all’ospizio "Nudo negli escrementi L’anziano era trattato come in Vietnam"

Processo per i presunti maltrattamenti alla casa di riposo di Correggio. Guerra in aula fra consulenti. La parte civile: "Chiedeva aiuto invano". Il medico delle difese: "Soffriva di deliri, ematomi dovuti ai farmaci".

Violenze all’ospizio  "Nudo negli escrementi  L’anziano era trattato  come in Vietnam"

Violenze all’ospizio "Nudo negli escrementi L’anziano era trattato come in Vietnam"

di Benedetta Salsi

"Le sue urla notturne, le richieste di aiuto ripetute, le invocazioni a mamma e papà erano le conseguenze della mancata assistenza per essere stato lasciato solo e nudo nei suoi escrementi. Lo avremmo fatto tutti. Situazioni così si vivevano nel Vietnam... "

Ha usato parole fortissime il consulente di parte civile Fabrizio Zucchi, ieri in tribunale, per descrivere la condizione in cui si trovava un anziano ospitato all’interno della casa di riposo comunale di via Mandriolo, a Correggio, tra ottobre 2016 e marzo 2018. Una metafora che ha fatto trasalire gli avvocati difensori presenti, insorti in aula.

A processo, con l’accusa di maltrattamenti e violenza privata, ci sono sei operatrici socio sanitarie della struttura gestita da Coopselios (rappresentate dagli avvocati Angela Zannini, Pina di Credico, Nicola Tria, Antonio Sarzi Amadè e Cosimo Zaccaria).

Si sono invece costituiti parte civile i familiari dell’anziano (poi deceduto in seguito a una polmonite bilaterale durante il 2020, a 84 anni), la Ausl di Reggio, la Regione, il Comune di Correggio, l’Unione Pianura Reggiana e Coopselios (che allo stesso tempo ricopre però anche il ruolo di responsabile civile in caso di risarcimento). Tra gli avvocati di parte civile Paolo Nello Gramoli, Simone Bonfante, Vittorio Manes e lo studio Garuti.

Le accuse – sostenute dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani – parlano di percosse, lividi sulle mani e sugli avambracci, con l’anziano allontanato dal campanello per evitare che potesse chiedere aiuto, fino a ore di abbandono nel suo letto.

Ieri, davanti al giudice Francesca Piergallini, il medico legale Zucchi ha mostrato anche le immagini relative alle ecchimosi riportate dal pensionato fra le dita delle mani o sugli avambracci interni: "A mio avviso non sono compatibili con urti accidentali, ma si tratterebbe piuttosto di espressioni traumatiche da superfici dure, in zone normalmente protette", ha detto.

Nel primo pomeriggio di ieri è poi stato ascoltato anche il consulente di parte delle difese, neuropsichiatra e medico legale Fabrizio Rasi, che riguardo alle invocazioni notturne del pensionato ha invece dato una versione opposta. Si tratterebbe infatti di un "tipico esempio di delirium, che affligge molta parte della popolazione anziana, soprattutto nelle residenze protette la notte"; una condizione "che di per sé dettava alterazioni comportamentali e stati confusionali". Le urla notturne, stando al consulente delle difese, "all’interno del quadro di patologie di cui era affetto l’anziano, non è scontato che fossero richieste legate a una mancata assistenza; aveva una sindrome neuropsichiatrica grave, turbe cognitive legate allo stato patologico", ha detto. E anche le lesioni mostrate nelle fotografie "potrebbero essere legate all’assunzione di alcuni farmaci, che lui prendeva regolarmente".

Al termine dell’udienza si è discusso della possibilità di ammettere nel processo il video con le dichiarazioni rilasciate dal pensionato e raccolte direttamente dal pm e dai carabinieri all’interno della casa di riposo nel 2018. Tutto rinviato a fine giugno per ascoltare gli ultimi testimoni delle difese.