"Viviamo deliri che sono frutto dell’indifferenza"

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Alessandro

Fontanesi*

Il 23 aprile, proprio 77 anni fa come oggi, Enrico Foscato veniva ucciso dai nazifascisti a Pieve Modolena, circondato insieme ai compagni. Il giorno prima della Liberazione di Reggio. Che sfortuna, fosse rimasto ad aspettare gli americani, come qualche “storico” narra, probabilmente Foscato ci direbbe che di aspettare non c’era più tempo. E invece oggi il murale a lui ed agli altri partigiani dedicato nel quartiere che porta il suo nome, viene imbrattato senza suscitare lo sdegno degli antifascisti da salotto. Così come diversi monumenti e altri luoghi della Resistenza insozzati in città ormai da mesi, proprio con quei segni distintivi che tv e giornali da giorni raccontano che non sono svastiche, ma simboli slavi, pan-europei o indiani, se a dirlo sono i “patrioti” ucraini.

Non è un caso che questo delirio sia il frutto dell’indifferenza, per dirla come Gramsci “il peso morto della storia” della politica, tanto la destra come la sinistra, che per anni ha concesso strade e piazze ad organizzazioni smaccatamente fasciste per il delirio contro la Resistenza, come a Fabbrico ogni 27 febbraio. Lo sdoganamento del nazismo è cosa fatta, utilizzando proprio il 25 aprile, inscenando ignobili parallelismi tra la Resistenza italiana ed i battaglioni della morte ucraini, dimenticandosi il valore politico dell’antifascismo tutto il resto dell’anno. La Costituzione viene disattesa mentre si esportano armi, negando il diritto al lavoro, alla salute ed alla sanità pubblica, proprio gli ideali della Lotta di Liberazione, giorno dopo giorno sempre più elusi. “Sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo”. Come Gramsci, come Foscato, non c’è più tempo per aspettare.

*nipote di un partigiano