"Vogliamo il nome di chi li ha uccisi I due orfani sono figli anche vostri"

La sorella di Mohamed: "Non dimenticate questa tragedia. I ragazzi sono ancora traumatizzati, piangono sempre"

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di Alessandra Codeluppi

"Chiediamo che Reggio tratti come suoi figli questi due orfani che ancora oggi, a quattro anni dalla morte dei genitori, non sanno chi li abbia uccisi".

Dalle sue parole non traspare rabbia o rancore. Ma fermezza, questa sì. Lei, Siham Bahik, conosciuta come ‘Sonia’, la sorella dell’uomo morto dell’incendio di via Turri, chiede che la città non dimentichi la tragedia che ha coinvolto la sua famiglia.

"Ancora non sappiamo chi ha ucciso mio fratello Mohamed e mia cognata Malika. Ma abbiamo ancora fiducia e speranza nella giustizia, perché dia una risposta".

In questo cammino fatto di dolore e ricerca della verità, lei, l’altra sorella Bouchra che vive a Strasburgo, oltre ai figli della coppia scomparsa, Kamal e Ayman, sono tutelati dagli avvocati Giacomo Fornaciari e Zakaria Abouadib. La donna si sofferma anche sulle difficoltà tuttora vissute dai giovani nipoti: "Senza il padre hanno dovuto darsi da fare precocemente. E ancora piangono".

Sonia, in dicembre saranno trascorsi quattro anni dal rogo in cui persero la vita suo fratello e la moglie.

"È da allora che aspettiamo di sapere la verità e di avere giustizia. A oggi, dopo la richiesta di archiviazione fatta dalla procura, non c’è ancora il nome di un colpevole".

Lei ha ancora fiducia nella giustizia?

"Sì. Vogliamo ringraziare di cuore il pm Maria Rita Pantani per tutta l’attività di indagine che ha svolto. Aspetteremo che la giustizia faccia il proprio corso. Loro due sono stati uccisi, ma ancora non sono stati individuati i responsabili. Cosa rispondiamo ai due orfani che ancora si chiedono chi abbia causato la morte dei genitori? Ancora non sappiamo dire chi abbia acceso il fuoco nel condominio".

Ci sono altre questioni che, secondo lei, sono rimaste irrisolte?

"Se si paga il condominio, la sicurezza dev’essere garantita. Dov’era la sicurezza in quell’edificio di via Turri?".

Che idea si è fatta delle responsabilità per quanto accaduto?

"Non lo so. Non so dire chi sia il colpevole. Ma sicuramente c’è qualcuno che ha causato questa tragedia. Abbiamo fiducia e speranza nel fatto che il sistema della giustizia lo identifichi".

In questi anni il Comune vi ha aiutati?

"Sì. Voglio ringraziare il sindaco Luca Vecchi, che ha mantenuto le promesse mettendo a disposizione una casa per i due ragazzi, dove loro oggi abitano con la nonna paterna. Anche le assistenti sociali ci hanno sostenuti. Ma noi chiediamo giustizia. Vogliamo una risposta alle nostre domande".

Quale situazione stanno vivendo i suoi due nipoti?

"Il più grande, Kamal, ha 24 anni. Il più piccolo, Ayman, ne ha 20: studiava, ma poi ha dovuto combattere con la vita. Prima c’era il padre a lavorare per loro. Poi, dopo la sua morte, entrambi hanno dovuto rimboccarsi le maniche. Ora lavorano a tempo determinato, con contratti delle agenzie interinali. La perdita dei genitori ha stravolto la loro vita".

Quattro anni dopo, qual è lo stato d’animo dei due ragazzi?

"Non auguro a nessuno di provare i sentimenti che stanno vivendo loro: la morte dei genitori è stata una mancanza molto pesante, oltretutto in un momento della vita in cui avevano ancora bisogno della loro presenza. Loro due piangono sempre. Il più giovane, quando si sente in difficoltà, si rivolge tuttora a uno psicologo. Questa perdita ha lasciato in tutti noi un dolore molto profondo. E tante domande ancora senza risposta".