"Vogliamo un salario degno di questo nome"

Oggi nuovo corteo dei lavoratori della Nexion (ex Corghi): "Abbiamo fatto 64 ore di sciopero, la proprietà non ha ancora risposto"

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Dopo gli scioperi dei giorni scorsi, con presidi davanti agli stabilimenti e un corteo che ha portato i lavoratori a un volantinaggio al mercato, a Correggio prosegue la mobilitazione sindacale alla Nexion, la ex Corghi, dove sono state proclamate cento ore di sciopero, di cui oltre sessanta già effettuate.

Oggi una nuova manifestazione sindacale, con un nuovo corteo dal centro correggese, da piazza Carducci, fino agli accessi della Holding Srl di via San Martino, a Correggio, dove si trova la società che detiene il controllo di maggioranza del gruppo industriale. I sindacati del settore metalmeccanico sollecitano l’accordo per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da mesi. Davide Franco, della segreteria Fiom-Cgil, e Marco Sternieri, della rappresentanza sindacale dell’azienda, sono chiari sull’argomento: "Siamo arrivati ormai a 64 ore di sciopero, sulle cento complessivo che abbiamo proclamato. Sono ormai quattro settimane che questa vertenza è in atto, ma non abbiamo avuto alcuna risposta dalla direzione aziendale della Nexion. I vertici della società non hanno risposto alle nostre richieste, con il contratto che non è ancora stato rinnovato. Resta comunque la grande dignità dei lavoratori, che manifestano per un salario degno di questo nome".

Inoltre, con l’aumento delle ore di sciopero, che pesa sul reddito finale dei lavoratori, è stata attivata una cassa di resistenza aperta alla cittadinanza per raccogliere fondi a sostegno delle famiglie. I rappresentanti sindacali nei giorni scorsi hanno attivato banchetti illustrativi alla locale fiera di San Luca, per sensibilizzare i cittadini su questi temi, che interessano centinaia di lavoratori e famiglie.

Sull’argomento interviene il Movimento 5 Stelle di Correggio: "Ognuno deve fare la sua parte e il senso di responsabilità deve essere assunto soprattutto da chi è nelle condizioni più favorevoli, considerata anche la redditività di questa realtà industriale. Non sono sufficienti proposte ponte una tantum, che non rappresentano una soluzione strutturale nella contrattazione di secondo livello a fronte di un’inflazione che si avvia al 10% e tassi che non si affrontavano da quarant’anni. Non vorremmo piuttosto che le voci relative ai prossimi cambiamenti negli assetti aziendali della proprietà influenzassero la rigidità aziendale nel negoziare le istanze dei lavoratori".

Antonio Lecci