Vola e vince nella città del Tricolore "Primo italiano? Nulla è per caso"

Alberto Dainese emoziona tutti in viale Isonzo. Scene di straordinaria normalità anche tra i vip di casa nostra

di Stefano Chiossi

Serviva la Città del Tricolore per celebrare la prima vittoria italiana di questo Giro: "Un momento speciale. D’altronde nulla accade per caso…".

Nel sorriso del 24enne Alberto Dainese, portentoso velocista veneto, c’è anche quello di Reggio, entrata dalla porta principale nell’almanacco della Corsa Rosa numero 105. La volata da brividi in viale Isonzo (arrivata poco prima delle 16,50) è stata la ciliegina finale di una giornata che ha portato tantissimi reggiani lungo la circonvallazione. Non è un caso che appena dopo il traguardo la domanda più ricorrente sia stata proprio sul nome del vincitore. Un po’ per l’effetto sorpresa che ha regalato Dainese, capace di beffare all’ultimo proprio Fernando Gaviria (vincitore della precedente volata sempre in viale Isonzo il 18 maggio di 5 anni fa); un po’ perché il boato assordante del tifo reggiano negli ultimi 200 metri aveva completamente coperto la voce dello speaker, in un delirio che ha coinvolto tutti.

Come il prefetto Iolanda Rolli, che tra lo stupito e il divertito si è trovata ad assistere agli ultimi metri nella bolgia a pochi passi dalle transenne, mentre un addetto della Regione provava inutilmente a portarla nell’area hospitality.

O Fabio Storchi, presidente degli industriali reggiani, che ha sfidato la bollente giornata con giacca e camicia d’ordinanza in sella a una vecchia bici rossa chiacchierando con alcuni dei presenti. Scene di splendida normalità che solo la Corsa Rosa sa regalare.

"Il Giro d’Italia ha sempre unito il paese – ha ribadito il sindaco Luca Vecchi sulla linea del traguardo, poco prima dell’arrivo dei corridori –. Non possiamo dimenticare i due anni che abbiamo vissuto causa Covid, e questo evento è il simbolo di un graduale rientro alla quotidianità".

Percorrendo la circonvallazione effettivamente sembrava di essere tornati al 2017. Come se la pandemia non ci fosse mai stata. Gli stand a pochi passi dalla Caserma Zucchi sono stati presi d’assalto, tra chi bramava una foto con il ‘Trofeo Senza Fine’ (la coppa data al vincitore finale del Giro d’Italia), a chi ha fatto incetta di gadget.

Ma diversi spazi sono stati dedicati anche ai bambini, tra animazione e importanti corsi sulla sicurezza stradale. Pochi invece i tifosi stranieri (a parte qualche ‘aficionado’ della maglia rosa, lo spagnolo Juan Alberto Lopez), anche se non sono mancate le sorprese. La più bella l’ha fatta Claudio Gabburo, papà di Davide, ciclista della reggianissima Bardiani Csf, arrivato da Verona con tutto il fan club per sostenere il figlio: "Non gli ho detto niente per lasciarlo tranquillo. Però avevo già cerchiato questa tappa – ha sorriso il 66enne visibilmente emozionato –. Sono curioso di vedere la sua faccia all’arrivo…", prima della foto di gruppo con magliette e striscioni celebrativi assieme ai parenti.

Così tra l’arrivo della breve tappa dedicata alle e-bike (curiosità: a tirare il gruppo c’era il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli) e il ‘colore’ regalato dalla carovana pubblicitaria tra musica e balli, l’attenzione si è tutta spostata sulla volata.

L’arrivo a Correggio narrato dallo speaker è stato salutato con un boato, prima di concentrare gli occhi sul maxischermo. Il tempo di salutare la vittoria di Marcell Jacobs sui 100 metri al meeting di Savona proiettata in contemporanea sul maxi schermo – con qualche commento tra il pubblico sulla non perfetta forma del campione olimpico di Tokyo, vittorioso in 10’’04 – e l’attenzione si è rivolta tutta sulla volata, con l’arrivo trionfale di Dainese, celebrato poi tra fiumi di champagne sul podio. Come se davvero potesse finire solo in questo modo.