White list, il Consiglio di Stato riabilita un’azienda di trasporti

’Ndrangheta, le prove per ritenerla infiltrata dalla criminalità organizzata non sono state ritenute sufficienti

Una ditta di autotrasporto di cose per conto terzi e movimentazione di terra in odore di ‘ndrangheta rientra nella white list della Prefettura di Bologna. Il Consiglio di Stato ha ribaltato il verdetto del Tar felsineo che aveva respinto il ricorso dell’azienda contro il provvedimento prefettizio di esclusione. L’azienda – capitale sociale 10mila euro – ha come soci due fratelli uno dei quali, titolare del 20% delle quote, è stato condannato nel 2012 dal Tribunale di Reggio per mancato versamento di ritenute previdenziali e assistenziali ed è stato dipendente fino al 2005 di una società amministrata da un cugino, poi raggiunta nel 2008 da un’interdittiva emessa dalla Prefettura di Crotone. Stando agli accertamenti svolti dalla Prefettura bolognese l’uomo si sarebbe accompagnato in varie occasioni con pregiudicati per reati di criminalità organizzata, tra cui "un affiliato di primissimo piano alla cosca nonché referente per l’area della città di Reggio Emilia e dintorni per conto della consorteria mafiosa calabrese".

Incontri che il giudice di primo grado aveva giudicato "irrilevanti" siccome "occasionali e datati", ritenendo invece provato "l’affermato rischio di infiltrazione mafiosa in ragione della rete dei rapporti familiari che legano i soci ad ambienti della criminalità organizzata calabrese". La sentenza del Tar è stata impugnata dalla società e il Consiglio di Stato si è espresso. Per i giudici "l’appello è fondato e, pertanto, va accolto" perché "in definitiva, il quadro indiziario tratteggiato dall’informativa prefettizia pur costituito da un’obiettiva base di partenza, non risulta adeguatamente approfondito nelle sue possibili implicazioni: il risultato probatorio raggiunto non può dirsi sufficiente ad accreditare il teorema su cui riposa il provvedimento".