GLORIA ANNOVI
Cultura e spettacoli

Il genio dimenticato: "Le chitarre Wandrè meritano un museo. Reggio ci aiuti a farlo"

Marco Ballestri, biografo di Pioli, rilancia l’idea: uno spazio interattivo per conservare la memoria del grande liutaio cavriaghese. "Sarebbe bello potervi ospitare eventi: abbiamo contatti e proposte"

Lucio Corsi a Sanremo con una splendida, preziosa Rock Oval 'made in Cavriago'

Lucio Corsi a Sanremo con una splendida, preziosa Rock Oval 'made in Cavriago'

Reggio Emilia, 18 febbraio 2025 – "In America, nel 1986, una mia chitarra che si chiama Scarabeo, ha ottenuto il premio come miglior chitarra al mondo". Con queste parole, pronunciate in dialetto reggiano, mentre fuma l’ennesima sigaretta e guarda in camera con occhi di sfida, Antonio Pioli, per tutti Vandrè, commenta la vittoria al concorso Miss Off The Wall, indetto dalla rivista Guitar Player. Ne parla con un po’ di orgoglio e un po’ di rammarico ad un amico, che lo riprende tra le mura di casa. Il clip è stato inserito nel documentario a lui dedicato e prodotto per la mostra bolognese ‘Wandrè. La chitarra del futuro’, conclusasi lo scorso settembre al Museo della Musica di Bologna.

L’irritazione di Pioli era dettata dal fatto che aveva chiuso la fabbrica ormai da 20 anni, quando la giuria presieduta dal leggendario Frank Zappa incoronò il suo Scarabeo a sei corde come lo strumento più originale dell’anno. Al 2° posto, dietro la Scarabeo, si piazzò una Rock Oval. La Fabbrica Rotonda di Cavriago chiuse i battenti nel 1968 e da lì in poi il marchio Wandrè rimase dimenticato in un vero proprio oblio, nonostante per una decade, insieme ad Eko, Meazzi (che collaborerà con Pioli) e Welson fosse stato uno dei marchi più popolari della liuteria italiana, associati all’esplosione del fenomeno Beat degli anni Sessanta. Solo alla fine degli anni Ottanta ci fu una riscoperta dell’estro di uno dei più innovativi e stravaganti liutai mai esistiti al mondo, Antonio Pioli.

I partigiani di Wandrè. Da sinistra: Adelmo Sassi, Marco Ballestri, Gianfranco Borghi, Giorgio Menozzi
I partigiani di Wandrè. Da sinistra: Adelmo Sassi, Marco Ballestri, Gianfranco Borghi, Giorgio Menozzi

Anticonvenzionali, stravaganti, creati con materiali inconsueti. Gli strumenti made in Italy by Wandrè hanno affascinato le più grandi rockstar di tutti i tempi e continuano a farlo, a distanza di 21anni dalla morte del fondatore. In questi giorni, grazie all’endorsement di Lucio Corsi, che a Sanremo ha imbracciato una Rock Oval recapitatagli da Marco Ballestri, liutaio e biografo di Vandrè, si parla molto di tutto ciò che è legato a Wandrè, nonostante per anni, proprio nella sua città natale, tutti definissero i suoi strumenti “strani” o “insuonabili”. E nonostante quasi nessuno, a parte i Partigiani di Wandrè, gruppo di amici ed ex collaboratori che lavora per riportare il marchio in auge, si sia mai interessato a legare il suo nome all’identità culturale e musicale reggiana.

Qualche mese fa, il gruppo di volontari si è trovato con Lucio Corsi, per definire quali chitarre avrebbero dovuto portare sul palco dell’Ariston: Lucio ha scelto la Rock Oval, una delle chitarre più rappresentative del genio di Pioli, all’apparenza una sorta di disco volante omaggio al Beat e ostentata da Adriano Celentano, Mina, Joe Sentieri e Chet Baker nel film ‘Urlatori alla Sbarra’. Anche Bob Dylan a Londra, nel 1965 venne folgorato dalla vista di una Rock Oval esposta in un negozio di strumenti. Queste e altre curiosità sono raccontate nel libro Wandrè. L’artista della chitarra elettrica, a cura di Marco Ballestri.

Non sarebbe bello Ballestri, portare Lucio Corsi ad esibirsi a Reggio Emilia dopo questo Sanremo? Ci manca qualche occasione, oltre che spazi, per ascoltare buona musica dal vivo.

"Avevamo preso in considerazione questa ipotesi. Ci piacerebbe molto e Lucio Corsi con noi è sempre stato particolarmente disponibile. Ma ovviamente non dipende dalla nostra volontà, servirebbe anche la collaborazione di Amministrazione o Arci. Quello che posso confermare è che dopo l’esibizione a Sanremo il suo tour è andato immediatamente sold out e il suo manager si è già mosso per aggiungere nuove data. Una anche su Milano uscita poche ore fa. Sarebbe un’occasione da non perdere…".

A Reggio, oltre alla Rcf Arena abbiamo uno spazio alle ex Reggiane: sarebbe perfetto per vedere Corsi esibirsi con qualche Wandrè al collo. Sbaglio o proprio alle Reggiane Antonio Pioli lavorò insieme all’amico Davoli?

"Esattamente, fu proprio alle Officine Reggiane che Vandrè apprese l’uso dell’alluminio, materiale che caratterizza particolarmente i suoi strumenti e che venne applicato ai manici delle sue chitarre, rendendole più leggere e uniche. Per rispondere alla tua domanda: sarebbe bellissimo e negli anni abbiamo prodotto anche diverso materiale usato in mostre ed eventi a lui dedicati, realizzati per far conoscere la sua storia e mantenere viva la sua memoria. Potrebbe essere un’occasione per unire al concerto un evento dedicato a Wandrè".

Nessuno vi ha mai chiesto di realizzare qualcosa in città?

"No, ma ci siamo sempre mossi per riuscire a farlo. Il nostro sogno è quello di aprire un museo permanente ma purtroppo servono molti fondi per realizzarlo. Avevamo trovato un collezionista francese disposto ad aiutarci in questa grossa impresa, ma purtroppo è venuto a mancare. Nel Comune di Bologna abbiamo invece trovato riscontro e sostegno: la mostra organizzata al Museo della Musica è stata un vero successo e abbiamo contato più di 20mila visite da tutto il mondo. Sarebbe bello poter replicare anche a Reggio Emilia o Cavriago".

Sarebbe bellissimo avere un Museo dedicato a Wandrè, anche in virtù del rilancio di Reggio come città musicale.

"Nel nostro progetto c’è quello di creare uno spazio interattivo, dove si possano organizzare eventi, concerti e promuovere il patrimonio musicale della nostra terra: dalla musica del dopoguerra fino a quella d’oggi, passando alla liuteria elettrica. Abbiamo le idee ben chiare e i contatti non mancano, nemmeno i musicisti che ci supportano. Ci auguriamo di poter trovare qualche importante interlocutore, per l’interesse della cultura non solo reggiana, ma nazionale".