Laura Cadelo Bertrand, gioielli di riciclo come opere d'arte

"Uso rame, ottone, alluminio e nella serie Cruditè anche gli insetti"

Laura Cadelo Bertrand, un ritratto e una sua creazione

Laura Cadelo Bertrand, un ritratto e una sua creazione

Reggio Emilia, 6 gennaio 2017 -  A parte le sculture vere e proprie, tutti gli oggetti creati da Laura Cadelo Bertrand si possono indossare.  «Mi piace proprio l’idea dell’opera d’arte da indossare - spiega Laura - Le mie sculture, che siano gioielli, lampade o qualsiasi altro oggetto, evocano atmosfere, personaggi, storie, luci, sentimenti, parole e gesti conosciuti, sconosciuti, desiderati, inquietanti e a volte fastidiosi, come gli insetti infilzati della serie Crudité». Laura è figlia d’arte. Sua madre ha insegnato scultura e suo padre, Silvio Cadelo, è un celebre pittore e fumettista, che ha vissuto a Reggio negli anni Ottanta prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, dove ha vissuto anche Laura diplomandosi in mimo alla scuola Marcel Marceau.    Per molti anni si è dedicata quasi esclusivamente al teatro: è stata scenografa e coreografa, ma anche danzatrice Butoh (assistente della coreografa americana Maureen Flemming del Café La Mama di New York), attrice/danzatrice alla Corte Ospitale di Rubiera e direttore del teatro Astoria di Fiorano Modenese per la stagione 2005/06. Dal 1997, contemporaneamente all’attività teatrale Laura si dedica alla scultura e al jewel design, utilizzando principalmente metalli. Il personalissimo stile di Laura è frutto di tutte le esperienze della sua vita. Nel suo studio-laboratorio di Reggio Emilia ha sperimentato tutte le tecniche ma le piace lavorare con laminatoio manuale e seghetto da traforo, martello e incudine. I suoi materiali preferiti sono i metalli dai mille riflessi, come rame, ottone, alluminio. 

«Ho lavorato con tanti materiali diversi, ma in questo caso è proprio la luce di questi metalli che mi attira – spiega Laura - Il rame ha sfumature meravigliose, tonalità diversissime che vanno dal rosso al verde dorato secondo l’ossidazione. L’ottone invece ha una luce calda e l’alluminio è gelido ma mi piace accostarlo al calore degli altri due. Ho anche creato oggetti con materiali di riciclo, cercando rame e ottone nelle discariche. Non utilizzo quasi mai pietre preziose e quando ci sono servono solo per dare colore all’opera come si trattasse di smalti».   Alcune sue opere sono state esposte alla Triennale di Milano, alla Fondazione Monte Paschi Siena (Insetti Insiena 2013), alla Gallerie Unique di Torino, a Immaginarte di Reggio Emilia. Co-fondatrice dal 2006 dello Spazio Arte Viaduegobbitre a Reggio Emilia (dove vive e ha il suo laboratorio-atelier), nato dall’unione di alcuni artisti.