Reggio nella mostra di Parigi sull'Italia

La Fratellanza Reggiana e Serge Reggiani nel percorso espositivo di 'Ciao Italia' nella capitale francese

La locandina che pubblicizza l'inno della Fratellanza Reggiana

La locandina che pubblicizza l'inno della Fratellanza Reggiana

Parigi, 23 aprile 2017 -  «VIVA REGGIO». E’ quasi alla fine di un percorso suggestivo e a tratti struggente nelle sale dello splendido ”Palais Doré” che qui a Parigi (a due passi dal Bois de Vincennes, uno dei due grandi polmoni verdi parigini) ospita il Museo di Storia dell’Immigrazione.

All’improvviso Reggio sale alla ribalta di una delle mostre che stanno punteggiando la vita culturale della capitale francese. Si intitola “Ciao Italia” e racconta attraverso immagini, documenti e installazioni un secolo di immigrazione italiana in Francia: 100 anni dal 1860 al 1960 quando ondate di nostri connazionali - fra loro tantissimi reggiani ed emiliani - varcarono le Alpi cercando, e in molti casi trovando, fortuna.

Erano contadini, saltimbanchi, artigiani, commercianti: all’inizio furono respinti, umiliati, perfino uccisi. Ma quella che viene raccontata adesso con commozione è una bellissima dichiarazione d’amore dei francesi per noi. «L’impronta culturale italiana in Francia è profonda. Essa insegna ed è la prova della ricchezza delle migrazioni».

C’è Primo Carnera (nella foto a fondo pagina le sue enormi scarpe). C’è la Bugatti, c’è la Vespa. C’è la Simca fondata (lo sapevate?) da un italiano, il torinese Teodoro Pigozzi che nel 1926 in Francia commercializzava ricambi della Fiat. C’è l’ascolano Cino Del Duca (a lui è intitolato lo stadio di Ascoli) che a Parigi ha creato un impero editoriale. C’è - poteva essere diversamente? - la dolce vita col celebre bacio di Marcello Mastroianni ad Anita Ekberg nella fontana di Trevi.

E c’è Reggio. Bastano poche parole: “Fratellanza Reggiana” e Serge Reggiani. La Fratellanza è un’associazione di emigranti reggiani antifascisti riparati in Francia durante il ventennio (a fianco ne raccontiamo la storia). La mostra espone la locandina che pubblicizza “l’inno-marcia” ufficiale della Fratellanza.

Scritte rosse su una carta ingiallita. E una foto del teatro municipale. «Viva Reggio» appunto. «Omaggio ai nostri martiri. Parole e musica di Erinno». Lui è Erinno Soncini, uno dei responsabili della Ftatellanza. L’inno fu adottato nel 1946. «Fa riferimento - si legge in francese - a questi martiri della Resistenza ed evoca ugualmente l’amore del paese delle belle ragazze».

Poi c’è Serge Reggiani, magistrale attore e interprete della canzone francese. Nato a Reggio, anche lui, nel 1922. La sua famiglia nel ’30 emigrò per sfuggire al fascismo. Si stabilirono, i Reggiani, prima in Normandia e poi a Parigi. Aderirono alla Fratellanza. «Serge, che pratica la boxe, non esita a fare a pugni con i fascisti di Parigi». Da giovane Reggiani fece il barbiere come il padre. Poi il teatro, le canzoni, il cinema. Il successo. Uno del Popol Giost. Uno che quando tornò a Reggio per un memorabile concerto al palasport se ne uscì con una frase del mai dimenticato dialetto reggiano facendo crollare le tribune di via Guasco.

E adesso a ricordarci tutto questo dietro il vetro resta un titolo di giornale. Un vecchio numero della Tribuna di Ginevra: “Un bel regalo dell’Italia alla Francia: Serge Reggiani”.