FRANCESCA CHILLONI
Economia

Chiude lo storico ‘Atelier du Bois’: “Il nostro centro ha troppi problemi”

La città perde l’elegante negozio di antiquariato di via Fornaciari, aperto da Silvia Severi 29 anni fa: “Ztl, parcheggi a pagamento, insicurezza e degrado: in questo contesto non riesce più a lavorare”

La bella vetrina dell’Atelier di via Fornaciari e il cartello che annuncia lo stop

La bella vetrina dell’Atelier di via Fornaciari e il cartello che annuncia lo stop

Reggio Emilia, 23 giugno 2025 – «Chiudo. Reggio è diventata troppo difficile, non si riesce più a lavorare così». Dopo 29 anni in via Fornaciari, nel centro storico di Reggio, l’antiquaria Silvia Severi annuncia la chiusura dei due spazi espositivi «Aterlier du Bois», e si sposta presso il magazzino di via Davoli 2, laterale di viale Umberto I.

Silvia, cosa l’ha spinta a questa decisione?

«La situazione è diventata insostenibile. Nell’esagono non si riesce più a lavorare: è diventato troppo problematico. La Ztl attiva 24 ore su 24, parcheggi a pagamento ovunque, rendono difficile l’accesso. Ho resistito fino all’ultimo, ma il momento impone una chiusura. Non so ancora cosa farò in futuro, se riaprirò, ma per ora mi ritiro. Continuerò nel magazzino, sono ben 400 mq, e a partecipare alle nove mostre italiane in cui siamo da sempre presenti, come il Mercante in Fiera.

Le difficoltà «ambientali» erano presenti già da tempo

«Sì, l’ultimo Natale è stato particolarmente difficile: tanti clienti mi dicevano che non è più gradevole e sicuro passeggiare in centro. La situazione si sta facendo complicata anche in altre città simili, ma qui è diventata critica. A Modena, per esempio, la situazione non è rosea ma si percepisce vivacità. Parma va meglio».

È un momento difficile per tutti gli antiquari…

«È un momento complesso in generale. Nell’antiquariato oggi raramente si vende ad esempio mobilio dell’Ottocento. Per fortuna conosco il mercato, che tipo di oggettistica ed arredi cercano i giovani, e lavoro anche nell’allestimento di bistrot e locali d’atmosfera. Il problema non è economico. Il primo negozio l’ho aperto 29 anni fa, il secondo 20. Non ho affitti troppo alti, anzi: le proprietarie del palazzo sono sempre state disponibili. Io abito a Rivalta ma mi sto trasferendo nell’esagono: una scelta fatta tempo fa, per stare vicina ai negozi… Le difficoltà del centro sono altre, strutturali.

A cosa si riferisce?

«Credo che l’Esagono si sia rovinato nel tempo. Non si è lavorato con sufficiente impegno per una vera riqualificazione. Le manifestazioni e gli eventi organizzati finora non hanno aiutato il commercio: hanno favorito più che altro i ristoranti e i locali per l’aperitivo. Un tempo Reggio era bellissima. Adesso chiudono negozi storici, con un’identità, come la Calzoleria Parmense dei Bocchialini, e vengono sostituiti dalle grandi catene che omologano tutto. Le difficoltà di accesso, il senso di insicurezza ed il degrado rendono il centro meno attraente, così si svuota. Il gatto si morde la coda«. Quanto alla sicurezza, ha subito episodi preoccupanti?

«Non sono stata direttamente toccata, per fortuna. Una volta mi hanno rubato la borsetta in negozio, può capitare… Il problema è che i reggiani non frequentano più volentieri il centro anche perché non si sentono sicuri. Molti clienti mi dicono: ’Silvia, quando vengo da te è bellissimo, ma quando esco mi si chiude lo stomaco’. La sera in strada c’è sempre meno gente, e quella che c’è non era il tipo di pubblico che ti invoglia a restare».

A suo avviso esistono soluzioni?

«Servirebbero incentivi economici e fiscali veri per chi decide di aprire un’attività, non ostacoli. Ripensare la Ztl h24 e la sosta… Ma non so se ormai si possa tornare indietro e risolvere una situazione da troppo tempo trascurata: non si è lavorato per tempo per contrastare certi fenomeni. Il centro è stato lasciato al suo destino. Nei miei negozi ho investito tutta la mia vita: stato uno sforzo importante, anche sul piano personale. I trasporti, gli allestimenti delle mostre e delle vetrine, la ricerca dei pezzi, il capire come cambiano i gusti… Ma ora bisogna prendere atto della realtà».