Fiere, Terminal One si aggiudica il bando per la gestione in affitto

Bis della cordata reggiana di 16 imprenditori che avrà in concessione i padiglioni di Mancasale anche per tutto il 2019 Ora si attende la pubblicazione della gara di vendita del polo fieristico che vale oltre 20 milioni di euro

Guido Prati, presidente di Terminal One

Guido Prati, presidente di Terminal One

Reggio Emilia, 19 ottobre 2018 – La società reggiana Terminal One si è aggiudicata il bando di gara per la gestione del ramo d’azienda delle Fiere di Reggio. La cordata – che riunisce 16 imprenditori – l’ha spuntata in sede d’asta su altri due competitor ossia la cooperativa La Bussola e Rc Group srl, offrendo 105mila euro partendo da una base di 25mila euro.

Si tratta di un bis: infatti T-One aveva già in affitto fino al 31 dicembre prossimo i padiglioni del polo fieristico e darà continuità alle attività fino al termine del 2019. Sarà l’ultimo anno che il tribunale fallimentare – che dal maggio 2013 ha in mano la procedura del concordato liquidatorio dell’area di Mancasale – darà in concessione gli spazi di via Filangieri, scelta fatta per evitare una perdita di valore e un ammaloramento degli spazi.

Da inizio 2020 infatti l’auspicio è quello di avere un nuovo proprietario dell’immobile. È in fase di stesura infatti il bando per la vendita definitiva del bene. La volontà del giudice Nicolò Stanzani Maserati, titolare della procedura, del commissario giudiziale avvocato Tiziana Volta e del liquidatore Aspro Mondadori è quella di aprire la gara entro la fine dell’anno. Le Fiere si attestano in oltre centomila metri quadrati per un valore di oltre 20 milioni di euro. Chi se l’aggiudicherà (la base partirà sicuramente da una cifra inferiore al valore) potrò mettersi in tasca un affare visto che si colloca in una posizione strategica, nell’area nord della città ovvero quella maggiormente in via di sviluppo, tra l’autostrada e la stazione alta velocità.

Nell’aprile scorso era pervenuta solamente una manifestazione d’interesse da 6,6 milioni da parte di una cordata italo-asiatica, alla quale però non è seguita un’offerta irrevocabile d’acquisto, ritenuta comunque incongrua da parte del comitato creditori.