A lezione dai guru di Google e Luiss

I manager Ciulli e Coppola a caccia di talenti che creano nuove app

Diego Ciulli, manager di Google

Diego Ciulli, manager di Google

Reggio Emilia, 15 novembre 2016 -  «La vostra idea è in grado di essere leader? È in grado di essere misurata coi dati?». Domande che in realtà contengono risposte per come deve essere creata un’app. La lezione ai giovani imprenditori è di Diego Ciulli, manager di Google e Augusto Coppola della Luiss Enlabs, realtà che che hanno ideato l’iniziativa Android Factory 4.0, un tour di un mese e mezzo in giro per l’Italia, cominciato ieri da Reggio. L’obiettivo è stimolare la creazione di nuove startup, dare consigli per una buona riuscita, ma anche individuare magari talenti delle idee innovative da porter aiutare concretamente. La Luiss è proprio questo che fa: accelera il percorso di una nuova startup.

Tanto per intenderci, ha aiutato a crescere KaraokOne che ora è la app ufficiale di XFactor e che permette a tutti di potersi filmare nelle proprie esibizioni amatoriali canore e ricevere feedback o responsi dalla rete stessa.  «Come dice il ministro Poletti – spiega Ciulli – Noi siamo forti nella manifattura. Che potrebbe essere la metafora di hardware. Se si collabora con chi come noi sa fare i software, ecco che il prodotto finale è una macchina competitiva. Occorre saper sfruttare gli Open Source, ovvero quelle risorse accessibili a tutti, per fare grandi cose».  Coppola con una verve ironica-irriverente ha tenuto incollata alle sue parole l’intera platea.

«La visione è importantissima – spiega – Bisogna essere capaci di arrivare per primi sul mercato. Bill Gates quando immaginò che in ogni ufficio ci sarebbe stato un computer, non veniva creduto. E poi è fondamentale sapere dove trovare i potenziali clienti, inserendosi in modo intelligente sul mercato, partendo anche da nicchie. Credere di poter spaccare subito è sbagliato. Ma ci vuole tanta disciplina e lavoro di squadra. Ma chiarite subito i ruoli, perché creare una startup porterà a litigare. Ma se non siete capaci di condividere una visione o lo stesso spirito coi vostri soci e se non vivete questa esperienza a strettissimo contatto, allora lasciate perdere... Non bisogna essere imprenditori per forza».