Metalmeccanica Reggio Emilia, Unindustria lancia l'allarme

Alternanza scuola-lavoro e formazione tecnica i punti critici. Il settore tiene

Da sinistra Alberto Seligardi,  Sandro Bordoni, Simona Medici e Alessandro Parma

Da sinistra Alberto Seligardi, Sandro Bordoni, Simona Medici e Alessandro Parma

Reggio Emilia, 5 marzo 2019 - Più ombre che luci nell'industria metalmeccanica di Reggio Emilia. Emergono dall'analisi dell'associazione provinciale degli industriali che, a tre mesi dalla precedente rilevazione, torna con l'iniziativa dei "giorni della metalmeccanica" (svolta oggi in contemporanea in tutta Italia) a fotografare lo stato di salute del comparto.

Il tasto più dolente per le aziende reggiane del settore - 410 per un totale di 26.500 addetti - è ancora quello della formazione tecnica e dell'alternanza scuola-lavoro, entrambe funzionali al reclutamento di personale specializzato che le aziende, pur avendone bisogno come il pane, stentano a reperire.

Il dito degli industriali punta sul governo che, nonostante la petizione con oltre 22.000 firme contrarie presentata nei mesi scorsi, ha drasticamente ridotto nella legge di bilancio il monte ore dell'alternanza scuola lavoro. Per gli istituti tecnici si passa infatti da 400 a 150 ore sul triennio.

"Siamo passati da una formazione già light ad una gita in azienda, assolutamente insufficiente", commenta Sergio Bordoni, presidente del gruppo metalmeccanico dell'Unindustria reggiana. Altro tema sollevato è quello della formazione, in particolare quella strategica sulle tecnologie 4.0. Su questo fronte a "preoccupare" èl'emendamento del M5s presentato nell'iter di conversione del "decretone" che ha tra le principali misure il reddito di cittadinanza e la pensione a "quota 100". 

In sostanza, spiega Alberto Seligardi, responsabile dell'area studi e education, "è previsto un ulteriore utilizzo dei cosiddetti 'fondi interprofessionali', soldi che le imprese versano per la formazione dei propri lavoratori, per finanziare i percorsi formativi dei destinatari del reddito di cittadinanza. In questo modo c'e' la possibilita' concreta di togliere alle aziende altre risorse da investire sul capitale umano".

Vanificando inoltre, aggiunge Alessandro Parma (responsabile dell'area lavoro). "il lavoro che si e' svolto a livello provinciale, dove se pur con qualche criticità le aziende hanno dato una buona risposta sulla formazione digitale, in accordo con i sindacati".

A confortare un po' e' invece l'andamento del settore metalmeccanico del territorio, che in controtendenza rispetto al dato nazionale ha tenuto nell'ultimo trimestre del 2018 e lo fara' anche nel primo di quest'anno. "Ci sono due grosse incognite sui mercati internazionali: la Brexit e i negoziati sui dazi Usa-Cina", spiega Bordoni. "Le nostre imprese che lavorano con grosse multinazionali hanno quindi deciso di aumentare la produzione nella prima parte dell'anno, contando su costi certi prima che arrivi la tempesta". In generale pero', conclude Unindustria, "le imprese metalmeccaniche, spina dorsale della nostra economia, vanno supportate di più, in modo vero e diretto". Ad esempio "agevolando gli investimenti in tecnologia e innovazione o riducendo il cuneo fiscale, che porterebbe davvero a nuova occupazione"